« Mentre Gesù si allontanava di là, due ciechi lo seguirono gridando: “Figlio di Davide, abbi pietà di noi!”. Entrato in casa, i ciechi gli si avvicinarono e Gesù disse loro: “Credete che io possa fare questo?”. Gli risposero: “Sì, o Signore!”. Allora toccò loro gli occhi e disse: “Avvenga per voi secondo la vostra fede”. E si aprirono loro gli occhi. Quindi Gesù li ammonì dicendo: “Badate che nessuno lo sappia!”. Ma essi, appena usciti, ne diffusero la notizia in tutta quella regione » (Mt 9,27-31)
Il titolo “figlio di Davide”, usato qui per la prima volta all’indirizzo di Gesù, evoca le grandi promesse legate a Davide e alla sua discendenza. In 2Sam 7 Dio promette a Davide un regno eterno (2Sam 7,16) e parla delle grandi cose che si sarebbero realizzate nel suo figlio: « io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò stabile il trono del suo regno per sempre » (2Sam 7,12-13). Il figlio di Davide dovrà dominare sulle nazioni (Sal 2,8; 72,8-10; 110,6) e mediante lui tutte le nazioni saranno benedette (Sal 72,17). Sebbene la discendenza di Davide abbia regnato su Gerusalemme per quasi quattro secoli essa cadde però nel sesto secolo AC e rimase nascosta fino al tempo di Gesù. Le promesse di Dio si sarebbero comunque realizzate, in un senso ben diverso e profondo di quanto esse lasciassero credere se prese alla lettera. D’altra parte alla lettera non si erano realizzate, perché la dinastia aveva cessato di regnare. Il Regno che doveva venire era incomparabilmente più grande di quello che c’era stato con “il figlio di Davide” Salomone, che ne era solo una pallida prefigurazione. I due ciechi paradossalmente “vedono” qualcosa, cioè intuiscono in Gesù “il figlio di Davide”, per questo Gesù conferma la loro fede con un miracolo: la vista terrena, a sua volta segno di una vista incomparabilmente più grande, quella della fede. A loro Gesù raccomanda però di non divulgare il fatto, perché il titolo di “figlio di Davide” non venisse frainteso in senso solo terreno. Ma loro, che avevano capito qualcosa, non capiscono fino in fondo e non gli danno retta. « La supplica accorata dei ciechi: “Figlio di Davide, abbi pietà di noi” (Mt 9,27) o “Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me” (Mc 10,47) è stata ripresa nella tradizione della Preghiera a Gesù: “Gesù, Cristo, Figlio di Dio, Signore, abbi pietà di me peccatore!”. Si tratti di guarire le malattie o di rimettere i peccati, alla preghiera che implora con fede Gesù risponde sempre: “Va’ in pace, la tua fede ti ha salvato!”. Sant’Agostino riassume in modo mirabile le tre dimensioni della preghiera di Gesù: “Prega per noi come nostro sacerdote; prega in noi come nostro capo; è pregato da noi come nostro Dio. Riconosciamo, dunque, in lui la nostra voce, e in noi la sua voce” [Sant’Agostino, Enarratio in Psalmos, 85, 1; cfr. Principi e norme per la Liturgia delle Ore, 7] » (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2616). I miracoli di Gesù non mirano a soddisfare la curiosità o a manifestare un potere fine a sé stesso, ma solo a confermare ed approfondire la fede in lui. Se lo si riconosce come Figlio di Davide e Figlio di Dio, Gesù pone dei segni che rafforzano questa fede e la irrobustiscono. Mediante questa fede viva, lui non ci libera tanto dalla morte o dalla malattia, ma dalla malattia più profonda che è alla radice di tutte le malattie, dalla schiavitù più radicale che è quella dell’ignoranza e del peccato.