« “Io sono il Signore, non ce n’è altri. Io formo la luce e creo le tenebre, faccio il bene e provoco la sciagura; io, il Signore, compio tutto questo. Stillate, cieli, dall’alto e le nubi facciano piovere la giustizia; si apra la terra e produca la salvezza e germogli insieme la giustizia. Io, il Signore, ho creato tutto questo”. […]. Poiché così dice il Signore, che ha creato i cieli, egli, il Dio che ha plasmato e fatto la terra e l’ha resa stabile, non l’ha creata vuota, ma l’ha plasmata perché fosse abitata: “Io sono il Signore, non ce n’è altri. Fuori di me non c’è altro dio; un dio giusto e salvatore non c’è all’infuori di me. Volgetevi a me e sarete salvi, voi tutti confini della terra, perché io sono Dio, non ce n’è altri. Lo giuro su me stesso, dalla mia bocca esce la giustizia, una parola che non torna indietro: davanti a me si piegherà ogni ginocchio, per me giurerà ogni lingua”. Si dirà: “Solo nel Signore si trovano giustizia e potenza!”. Verso di lui verranno, coperti di vergogna, quanti ardevano d’ira contro di lui. Dal Signore otterrà giustizia e gloria tutta la stirpe d’Israele » (Is 45,6b-8.18.21b-25)
Dio dichiara la sua unicità: non ci sono in assoluto altre forze in grado di causare l’essere (« Fuori di me non c’è altro dio »). Ogni cosa deve essere ricondotta a lui: luce e tenebra, bene e male. Il male però non è mai direttamente causato da lui, ma solo permesso. In lui non c’è il male: « Dio è luce e in lui non c’è tenebra alcuna » (1Gv 1,5). Dio è amore e felicità eterna e ha creato esseri liberi, mosso dal desiderio di espandere il suo amore e la sua felicità in altri soggetti. L’amore infatti richiede libertà. Il male si è purtroppo diffuso nel mondo causato da un cattivo uso della libertà. Davanti a questo disastro Dio non ha reagito distruggendo la sua opera, ma il suo intervento ha come fine la salvezza: « Stillate, cieli, dall’alto e le nubi facciano piovere la giustizia; si apra la terra e produca la salvezza e germogli insieme la giustizia ». La sua “strategia” ha fatto sì che il suo intervento « dall’alto » si accompagnasse e si congiungesse, nella pienezza dei tempi ad una storia terrena (« si apra la terra e […] germogli la giustizia »): è il mistero dell’Incarnazione. San Gerolamo traduce e interpreta l’ebraico צֶדֶק tsedeq – giustizia, con Iustum – il Giusto e יֶשַׁע yēšaʻ – salvezza, liberazione, con Salvatorem – il Salvatore. L’astratto diventa concreto, l’eterno entra nel tempo, la Persona divina diventa soggetto umano. « Se Dio Padre onnipotente, Creatore del mondo ordinato e buono, si prende cura di tutte le sue creature, perché esiste il male? A questo interrogativo tanto pressante quanto inevitabile, tanto doloroso quanto misterioso, nessuna rapida risposta potrà bastare. È l’insieme della fede cristiana che costituisce la risposta a tale questione: la bontà della creazione, il dramma del peccato, l’amore paziente di Dio che viene incontro all’uomo con le sue Alleanze, con l’Incarnazione redentrice del suo Figlio, con il dono dello Spirito, con il radunare la Chiesa, con la forza dei sacramenti, con la vocazione ad una vita felice, alla quale le creature libere sono invitate a dare il loro consenso, ma alla quale, per un mistero terribile, possono anche sottrarsi. Non c’è un punto del messaggio cristiano che non sia, per un certo aspetto, una risposta al problema del male » (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 309). Accogliamo liberamente il Signore che viene, il Giusto e il Salvatore: diventeremo giusti e saremo salvi.