« Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono! Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti » (Mt 7,7-12)
Il “discorso della montagna” si avvia alla fine. In esso il Signore insegna in che senso non è venuto ad abolire la Legge e i Profeti ma a dare loro pieno compimento. Tutto quello che è compreso tra il versetto 5,17 e il versetto 7,12 costituisce una unità, in cui il Signore esplicita il significato della Legge e il compimento da lui attuato. Nei testi del tempo, che risentivano ancora fortemente nelle tecniche di comunicazione orale, non esistevano titoli o conclusioni con punti a capo. Quando un’espressione è ripetuta tale e quale dopo un po’, indica che l’argomento è incominciato e concluso. In una espressione orale questo risulta ancora più evidente: l’oratore parte da una affermazione e, dopo un lungo discorso torna a quest’affermazione. In che senso Gesù compie la legge? In due sensi fondamentali. Innanzitutto portandola al suo fondamento, riassumendola. La legge è tutta riassumibile in questa formula, chiamata la Regola d’Oro: « Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro » (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 1970.1789). Questa Legge è rivelata da Dio attraverso Mosè e i Profeti, ma essa è scritta nel cuore dell’uomo (Rm 2,15) ed è presente, in modo a volte rozzo ed impreciso, a volte straordinariamente chiaro, in tutte le principali tradizioni religiose dell’umanità. Chi non desidera essere amato? Non per quello che ha o è capace di fare, ma per quello che è? Chi non desidera che si sia tolleranti e misericordiosi di fronte ai suoi difetti? Chi non sente in fondo al cuore un spinta, un “dovere”, di dare agli altri quello che desidera per sé? Chi non sperimenta la sua incapacità di farlo? Ecco allora il secondo senso fondamentale del compimento: se tu mi chiedi di riuscire a farlo, io ti dono questa capacità. Questo che chiedi, cerchi e bussi per ottenere Io te lo dò.