Da La bianca Torre di Ecthelion dell’ 13/03/2018. Foto da articolo
Ieri e oggi, alla Casina Pio IV e per iniziativa della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali (PASS), si è svolta una due-giorni bilaterale tra Vaticano e Cina sul traffico di organi umani. A porte chiuse. Tant’è che non ne ha parlato nessuno. Tranne sabato e ancora domenica Huánqiú Shíbào, il tabloid di notizie internazionali prodotto anche in versione inglese, con il titolo Global Times, dal quotidiano ufficiale del Partito Comunista Cinese, Rénmín Rìbào (People’s Daily). I pochi altri mezzi d’informazione autorevoli che hanno dato la notizia – per esempio Reuters, Il Sismografo e AsiaNews – hanno semplicemente ripreso Global Times. Sul sito della PASS nulla. I vaticanisti informati niente, tanto ai lavori la stampa non è stata ammessa. Il simposio s’intitola Schiavitù moderna, traffico di esseri umani e accesso alla giustizia per i poveri e per i vulnerabili. A ridurlo alla questione dei traffico di organi è sempre il giornale del PC cinese. Tutto ciò che sappiamo del simposio viene dal giornale del PC cinese.
Difficile dunque sperare di carpire oggi, domani, posdomani qualche scorcio degl’interventi pronunciati dai molti relatori o delle introduzioni e delle conclusioni offerte da mons. Marcelo Sánchez Sorondo, cancelliere della PASS, e dall’economista Jeffrey Sachs, neomalthusiano convinto. Restano allora solo i precedenti.
Il primo è il convegno, allora pubblico, svoltosi un anno fa sempre sul tema del traffico di organi umani e sempre organizzato dalla PASS, Fu imbarazzante perché l’ospite di spicco era Huang Jiefu, presidente del Comitato nazionale cinese sulla donazione e il trapianto di organi, ma già viceministro della Salute di un Paese, la Cina, che per circa un ventennio è stato al centro del traffico mondiale di organi umani. Mentre Huang Jiefu dava lezioni, i difensori dei diritti umani in Cina, specificamente Dafoh, che sta per Doctors Against Forced Organ Harvesting, si stracciavano le vesti.
Il secondo precedente lo rileva sempre Dafoh, un’organizzazione internazionale che nel 2006 ha ricevuto la nomination al Premio Nobel per la pace proprio per avere denunciato il traffico di organi umani praticati da Pechino. A fine gennaio Dafoh ha pubblicato un résumé che, basandosi anche su certi dettagli pubblicati da una fonte non certo reazionaria qual è The Washington Post, documenta il tentativo della Cina di manipolare l’opinione pubblica statunitense mentre i suoi traffici illegali di organi umani non diminuirebbero. Sospettato è lo stesso Comitato di cui è responsabile Huang Jiefu, che avrebbe il compito di sanare la tragedia facendo del trapianto di organi solo l’esito di donazioni volontarie.
Quel che risulta sospetto è che, pur non avendo mai conosciuto alcun sistema di donazioni volontarie di organi prima del 2010, la Cina miri a diventare leader del settore entro il 2010. Come faccia, se lo domandano tutti, visto che, per esempio, l’ospedale You’an di Pechino ha portato a termine soltanto 30 donazioni volontarie in quattro anni (2013-2017).
Ora, la miniera di organi prelevati con la forza dalle autorità cinesi a danno di cittadini cinesi colpisce tradizionalmente gli aderenti al Falun Gong (o Falun Dafa), la minoranza religiosa crudelmente perseguitata dal 1999. Ma più di recente la mannaia si è abbattuta anche sugli uiguri, la popolazione turcofona e islamica che vive nel nord-ovest della Cina. Il 31 dicembre 2017, davanti al parlamento britannico, Dolkun Isa, presidente del World Uyghur Congress, ha denunciato Pechino per avere creato un database genetico contenente i dati di milioni di uiguri. Dice che servono per l’espianto forzato di organi.
E persino il parlamento giapponese – è il terzo precedente – si è poche settimane fa allarmato per il “turismo dei trapianti” denunciato come “genocidio clinico” dagli specialisti che continuano a nutrire forti e documentati dubbi sulla vera natura della riforma della trapiantistica cinese.
Ovviamente sono cose che la PASS conosce benissimo e di cui non avrà mancato di chiedere conto. Resta allora da capire come mai Global Times gongoli per questo nuovo summit in Vaticano.
Marco Respinti