« Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato. In questo conosciamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti. In questo infatti consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi. Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede. E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l’acqua soltanto, ma con l’acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità » (1Gv 5,1-6).
C’è stato un periodo in cui farsi domande sulla Trinità voleva dire avere delle curiosità fuori luogo. Adesso non è più così.
Oggi ci confrontiamo con culture che mettono in discussione elementi importanti della nostra fede e la struttura trinitaria ha un collegamento fondamentale con la cultura cristiana e con la società come la concepisce il cristiano. Dire “Dio è Trinità” e dire “Dio è amore” è la stessa cosa.
Per Platone e Aristotele il fatto che ci fosse amore in campo divino era impossibile. Aristotele dice che Dio non ama: se io amo è perché manco di qualcosa e lo cerco. A Dio non manca nulla, e quindi non cerca. Analogo è il pensiero di Platone.
In questa concezione di Dio non c’è amore verso il mondo, non c’è Provvidenza. Con il cristianesimo si fa strada un concetto diverso di amore: l’amore non è più cercare quello che non si ha, ma piuttosto dare quello che si ha.
C’è più gioia nel dare che nel ricevere e l’amore, nella sua perfezione, è il desiderio di dare, anzi di andare a cercare chi non ha; e chi meno ha è l’oggetto privilegiato dell’amore. « Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato ».