In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,43 – 48).
Assieme alla centralità dell’amore, la fede cristiana ha accolto quello che era il nucleo della fede d’Israele e, al contempo, ha dato a questo nucleo una nuova profondità e ampiezza. L’israelita credente, infatti, prega ogni giorno con le parole del Libro del Deuteronomio, nelle quali egli sa che è racchiuso il centro della sua esistenza: «Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tuto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze (Dt 6,45).
Nemico è una parola senza cui non si può scrivere la storia dei popoli, che sono costellate di eroi nazionali che hanno sconfitto nemici e scacciato gli invasori dalla propria terra. E’ così anche nella storia d’Israele, ma con una importantissima sfumatura da sottolineare: i nemici appaiono quando Israele è infedele a Dio. Appena Israele si converte, il Signore invia dei liberatori, che con la forza irresistibile di Dio sbaragliano i nemici. Il territorio dei nemici è la terra dei pagani: all’interno del popolo d’Israele non dovrebbero esistere nemici, perché gli ebrei sono tutti fratelli dell’unico padre Abramo.
Il Nuovo Testamento porta a termine l’idea che esista un nemico del popolo d’Israele. In concreto, il cristiano sa che i nemici spariranno solo alla fine del mondo, come dice pessimisticamente il salmista: «Essi sono più numerosi dei capelli che abbiamo in capo (cfr Sal 40,13). Ma sa anche che nessun nemico può prevalere su di lui, che gode di una speciale protezione divina. Chi ha questa certezza non può odiare nessuno, perché non si odia chi non si teme.
Anche l’altro leit-motiv della storia d’Israele, l’assunto che non ci dovrebbero essere nemici all’interno del popolo di Dio, viene reso universale: il nuovo popolo di Dio è la Chiesa, destinata ad accogliere tutta l’umanità. In essa non c’è posto per nessun nemico.
Gesù ha unito, facendone un unico precetto, il comandamento dell’amore verso Dio con quello dell’amore verso il prossimo, contenuto nel Libro del Levitico: «Amerai il prossimo tuo come te stesso (Lv 19,18; cfr Mc 12,29 – 31). Siccome Dio ci ha amati per primo (cfr 1Gv 4,10), l’amore adesso non è più solo un comandamento”, ma è la risposta al dono dell’amore col quale Dio ci viene incontro.
In un mondo in cui al nome di Dio viene a volte collegata la vendetta o perfino il dovere dell’odio e della violenza, questo è un messaggio di grande attualità e di significato concreto. L’amore cristiano è immagine del Padre, che dà i suoi doni a tutti, senza far distinzione fra chi gli mostra gratitudine e chi no. Cristo afferma che i suoi discepoli si riconosceranno da questo tipo di amore. Se si possiede la grazia e la felicità di Dio, la si comunica volentieri agli altri che ne sono privi, senza badare se sono amici o nemici. Quante volte constatiamo che chi fa del male ha subito tanto male nella sua vita e non conosce Gesù, la Sua dolcissima presenza e il buon sapore di tutto ciò che proviene dallo Spirito Santo. Ha colpa solo chi, pur avendo ricevuto tanto da Dio, non dona altrettanto.