In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al tuo fratello: “Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio”, mentre nel tuo occhio c’è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello» (Mt 7,1 – 5)
Questa parabola merita alcune precisazioni terminologiche. Se innanzi a me vi è un tavolo e io dico «questo è un tavolo», sto esprimendo un giudizio. La verità che l’intelletto coglie,adeguandosi alla realtà, viene espressa a parole mediante un giudizio. Quindi è impossibile comunicare logicamente col prossimo senza esprimere giudizi. E’ semplicistico dire: «non giudicate». Ogni pensiero umano è un giudizio: nel momento in cui prendo contatto con una realtà esistente, la giudico. Un giudizio può poi essere più o meno preciso.
Ciò che viene sottolineato in questa parabola è il pericolo dei giudizi avventati, accidiosi, mossi da uno spirito d’ira o di vendetta, soprattutto se rivolti al prossimo o, cosa ben peggiore, vengono dichiarati pubblicamente. Ben sappiamo, infatti, che l’unico modo per farsi un’idea corretta del prossimo che ci sta innanzi è amarlo come Cristo ha amato noi.
Questa parabola ci esorta, allora, a sospendere il giudizio quando sappiamo bene che è impossibile fare a meno di esprimere giudizi. Sarebbe come chiedere a una persona di non usare le sue facoltà intellettive! Tutti siamo infastiditi, infatti, dalle persone che non prendono posizione, o, comunque, da un pensiero relativista che non si esprime chiaramente e non fa che fuggire dall’impegno della ricerca della verità, lasciando a tutti “libertà di coscienza”. La contraddizione si risolve distinguendo le azioni e le cose dalle persone. Le singole azioni vanno rettamente giudicate, analizzate ampiamente e verificate anche scientificamente per poter averne un’opinione fondata.
Spesso dobbiamo anche esprimerci riguardo alle persone. E’infatti imprudente vivere senza farsi un’idea, il più possibile coerente, del soggetto con cui si deve collaborare. Importante eindispensabile è, però, rispettare il mistero imperscrutabile del cuore umano. Esso è conosciuto soltanto da Dio (Sal 7,10): lasciamo a Lui solo l’ultimo giudizio. Anche il vicino di casa dirimpettaio, che conosco da trent’anni e che identifico con un certo fare quotidiano, questa notte può accogliere Dio e spalancarele porte a Cristo, presentandosi il mattino seguente cristiano-cattolico-romano.
Sant’Ignazio di Loyola, negli Esercizi Spirituali, ci appassiona all’umiltà, dicendoci di prestare attenzione soprattutto alle nostre “travi” evangelicamente intese. Una preghiera in più al mattino sostiene il nostro impegno, chiaro e puntualizzato, nei confronti della trave più pesante che ci acceca. La grazia di Dio e la volontà umana eretta contro il peccato realizzano un santo connubio che estirpa tutte le travi. Grande è la differenza tra notare i difetti del prossimo e vederli come quelli che tu hai strappato dalla tua persona, perseverando nella preghiera e nell’impegno ascetico, praticati nel nome di Gesù Cristo. Tu sei per il tuo prossimo i suoi stessi problemi risolti! Passione spirituale, dunque, nel combattere i nostri punti negativi, regolarmente superati dalle virtù e dall’azione salvifica del Redentore, che tutti i giorni ci mette davanti il Suo desiderio di salvezza, conformandoci, giorno per giorno, a sé stesso, eliminando tutte le travi di questo mondo.Oltre ad essere un esercizio luminoso di umiltà, è passione salvifica e un segno di ottima salute dal punto di vista della nostra fede cattolica. Nel tempo quotidiano nel quale combattiamo per la nostra salvezza personale è impossibile annoiarsi e ci è di aiuto il buon profumo della Verità che ci fa liberi.