Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei. Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui. Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele (Lc 1,57 – 66.80).
La circoncisione è un’usanza tutt’ora diffusa in certi popoli e anche nel mondo musulmano.Il significato è molteplice: passaggio ad una certa fase della vita, l’ingresso nell’età adulta, la capacità procreativa, l’appartenenza piena ad una comunità. Nel mondo giudaico questo rituale è d’obbligo. Per un pio ebreo non essere circonciso è vergognoso (Gs 5,9) e l’appartenenza alla discendenza ebraica è una fortissima attribuzione sacra, che vediamo anche oggi nell’attuale Israele, nonostante l’ateismo che lo connota: l’essere parte del popolo che Dio si è scelto comporta diritti e doveri da cui i pagani sono esclusi. Israele è cosciente di avere concluso un’alleanza con Dio unica, la circoncisione ne è il segno tangibile.
Nell’Ebraismo questo rito avviene l’ottavo giorno dopo la nascita, e il sangue versato è detto “sangue dell’Alleanza”. Gesù nella Sua Passione si è caricato di ogni violenza: tutto diventa più spirituale, il sangue di Cristo è lavacro invincibile, da cui il superamento delle usanze antiche. Nel Battesimo anche il Cristianesimo accentua il fatto che si divenga parte del popolo di Dio: il sacramento è come il sigillo vitale di una santa alleanza.
Il fatto sorprendente nella circoncisione del Precursore è il nome, che non era presente nella genealogia delle famiglie di Elisabetta e Zaccaria. Considerando l’età avanzata del sacerdote Zaccaria, tutti si aspettavano che quello fosse il nome del futuro Battista, anche perché spesso veniva dato al bimbo il nome del parente più anziano, cioè il nonno. In una civiltà tradizionale, generalmente era il padre a scegliere il nome, ma in tal caso è una rivelazione divina che cambia la consuetudine. Il nome familiare stava a significare la speranza che il neonato rimanesse fedele alla famiglia, portasse avanti la stessa religione ebraica, gli usi, i costumi, il patrimonio e la posizione familiare. Apporre un altro nome dava subito la sensazione di un distacco.
Non era, però, una vera novità, perché anche allora, come accade qualche volta ancora oggi in occasione di una speciale consacrazione (ad esempio l’ingresso in alcuni ordini religiosi), veniva imposto un nome coincidente al compito affidato e si verificava un vero distacco dalla famiglia d’origine per dedicarsi integralmente alla missione richiesta da Dio. Anticamente era d’uso che ai profeti venisse dato un nome diverso da quello di nascita: essi hanno sempre ricordato ad Israele il senso della circoncisione, che non può essere solo carnale. Il profeta Ezechiele predice che questa circoncisione spirituale sarà attuata da Dio stesso quando si manifesterà al suo popolo. San Paolo nella lettera ai Colossesi (2, 11) lo conferma, esortando ogni battezzato alla coerenza del Battista:
«In Lui voi siete stati anche circoncisi, di una circoncisione però non fatta da mano d’uomo mediante la spogliazione del nostro corpo di carne, ma della vera circoncisione di Cristo».