In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta» (Lc 10,38 – 42).
Marta era tutta presa dal servizio dell’ospitalità da offrire a Gesù e ai suoi discepoli; Maria, invece, si dedicava all’ascolto della parola del Signore. In entrambi i casi, non vengono contrapposti i momenti dell’ascolto di Dio e l’attività quotidiana, l’esercizio della carità. Il richiamo di Gesù, «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno, Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta» (Lc 10,41 – 42), come pure la riflessione degli Apostoli, «Noi ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della Parola» (At 6,4), mostrano la priorità che dobbiamo dare a Dio. Non va condannata l’attività per il prossimo – contemplazione e azione non sono mai veramente separate anche negli ordini religiosi, c’è sempre un ora et labora in misure differenti.
La distinzione non è solo nell’ambiente cristiano. Già nell’antica Grecia, nella tragedia di Sofocle Antigone, sono presentati due fratelli dagli stili di vita molto diversi, riconducibili in qualche modo alla contemplazione e all’azione. In latino si dicono otium e negotium, la quiete e l’occupazione. Ma la parola quiete non significa riposo nella pigrizia, è comunque un’attività, ma di genere diverso. Ci sono vari tipi di occupazione, manuale, intellettuale, tecnica, ed esiste un’attività interiore, quella che si fa per arricchirsi dentro. L’attività interiore è importante e necessaria quanto quella manuale. Ci aiuta a vivere.
D’altra parte sant’Agostino dice che questa realtà di Maria è una visione della nostra situazione nel Cielo, quindi sulla terra non possiamo mai averla completamente, ma un po’ di anticipazione deve essere presente in tutta la nostra attività. Deve essere presente anche la contemplazione di Dio. Non dobbiamo mai perderci nell’attivismo puro, ma sempre lasciarci penetrare nella nostra attività dalla luce della Parola di Dio e così imparare la vera carità, il vero servizio per l’altro, che non ha bisogno di tante cose – ha bisogno certamente delle cose necessarie –, ma necessita soprattutto dell’affetto del nostro cuore, della luce di Dio. Chi non ha tempo per pregare non ha tempo per vivere, ripeteva spesso Abramo Lincoln. Si impara, nella preghiera, anche a staccarsi da un lavoro intenso e a darsi un attimo di pausa in Cielo. Così si riprendono le direttive maestre della volontà di Dio e il gusto profondo di ciò che si sta facendo, conformemente alla divina chiamata.
Sant’Ignazio di Loyola, esempio di contemplativo nell’azione, durante il suo lavoro intenso di direzione dell’ordine dei Gesuiti giungeva a sentire anche la voce di Gesù.