In quel tempo, Gesù diceva alle folle: «Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: “Arriva la pioggia”, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: “Farà caldo”, e così accade. Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto? Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada cerca di trovare un accordo con lui, per evitare che ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all’esattore dei debiti e costui ti getti in prigione. Io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo» (Lc 12,54 – 59).
Nella Chiesa studiamo il passato e rispettiamo la tradizione, ma senza mai perdere la relazione con il presente e senza mai “fare come lo struzzo” riguardo a tutti i problemi dell’ora presente. Dio parla anche oggi agli uomini e li conduce alla salvezza, anche se in mezzo al frastuono del mondo non è facile sentire la sua voce. Una situazione di questo tipo è sempre esistita, per cui è indispensabile uno sforzo continuo per conoscere la volontà di Dio. Gli artisti sono particolarmente sensibili a ciò che accade nella realtà ed erano molto ascoltati come indicatori sociali, ma lo Spirito di Dio si manifesta nella Chiesa anzi tutto. Nel Concilio Vaticano II la Chiesa ha identificato i principali problemi odierni e ha espresso la sua posizione. Vent’anni dopo il concilio, il Papa convocò il Sinodo dei vescovi per riflettere sui frutti. Il giudizio fu positivo. C’era stato un grande progresso nella riforma liturgica, nell’ecumenismo, nella concezione collegiale della Chiesa, ma bisognava comunque insistere su questa strada.
Il problema di fondo era quello della Chiesa. Il desiderio di relazioni profonde e vere che anima gli uomini d’oggi è proprio ciò che offre la Chiesa. I popoli si mescolano, si mescolano le razze, le lingue, le religioni. Le nazioni non sono più monolitiche dal punto di vista culturale, né da quello religioso. Questa situazione non può che avere ripercussioni sulla vita cristiana. Il concilio allora ha stabilito un punto di partenza: non identificare l’unità del Corpo mistico di Cristo con la struttura esterna. La Chiesa è il riflesso della SS. Trinità, dell’unità delle tre Persone divine, perciò il concilio ha scelto di parlare del popolo di Dio più che del Corpo di Cristo.
L’immagine del corpo con varie membra esprime molto bene l’unità della Chiesa, ma l’espressione “popolo di Dio” mette meglio in rilievo l’unità libera di persone libere. Ognuna di esse ha la sua vocazione, la sua evoluzione, le sue difficoltà e le sue mancanze. Eppure lo Spirito Santo riesce a mantenere unita questa molteplicità, senza sminuire il valore personale di ognuno. I contatti sono oggi “interculturali”, ma il prossimo, chiunque esso sia, ha bisogno di cristianesimo, cattolico e romano.