In quel tempo, Gesù disse alle folle: «A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano: “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”. È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”. Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie» (Mt 11,16 – 19)
La similitudine illustra l’atteggiamento contraddittorio dei contemporanei di Gesù. Si comportavano come bambini capricciosi, seduti sulle piazze, i quali imitano per gioco i riti più significativi e tipici della vita sociale, come le celebrazioni del matrimonio e del funerale, particolarmente chiassose in Oriente. Essi si dividevano in due gruppi. Nel gioco del matrimonio un gruppo riproduceva il suono del flauto, mentre l’altro doveva esprimere la gioia festosa con danze; nel gioco del funerale un gruppo intonava lamenti funebri, e l’altro doveva percuotersi il petto in segno di lutto. Venendo a mancare l’intesa fra i ragazzini, il gioco falliva. L’applicazione della similitudine è trasparente. «Venne Giovanni che non mangiava e non beveva» e i giudei, invece di pentirsi, scossi dalla sua predicazione austera, lo dicono un pazzo infuriato ( = ha un demonio). «Venne il figlio dell’uomo, che mangia e beve» ed è accusato d’essere un mangione e un beone, un uomo gaudente, dissacratore delle usanze per la segregazione dai peccatori. Accade purtroppo spesso di incontrare persone che criticano la Chiesa perché difettosa e non adeguata alla perfezione che loro vorrebbero. Anziché adoperarsi ad affrontare un problema, che potrebbe benissimo essere affrontato associandosi con il prossimo che Dio ti pone vicino, amandolo con i suoi limiti umani e sporcandosi anche un po’ le mani, muovono critiche accidiose e non iniziano mai ad affrontare concretamente i problemi. Troverebbero difetti anche nello Spirito Santo: non pongono mai mano all’aratro, sono l’opposto dell’amore per la croce. In realtà, quando il mondo cattolico e realista, amante del buon senso comune, trova aggregazione, si muove in modo travolgente. L’uomo dello Spirito Santo non affronta, travolge il male, come sempre fece Gesù nella perfetta comunione con il Padre Eterno.
“Figlio dell’uomo” designa il Giudice escatologico, che era atteso dal cielo per rimettere i peccati e per attuare il tempo della gioia messianica. «Eppure la Sapienza è stata giustificata dalle sue opere», conclude Gesù stesso. Nonostante le incomprensioni dei giudei, il progetto salvifico di Dio si manifesta e si attua nelle «opere» straordinarie di Gesù (i ciechi vedono, i sordi odono ecc). Secondo E. Schweizer (teologo svizzero), Gesù viene da Matteo identificato con la stessa Sapienza di Dio, in azione nella sua missione, la quale fu identificata con la Legge mosaica ed ora in Gesù si è incarnata, dettando il Comandamento dell’amore, che sta alla base della retta comprensione della Legge. In Lui la legge di Dio è diventata carne, si è calata nel presente.