Mentre scendevano dal monte, i discepoli domandarono a Gesù: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?». Ed egli rispose: «Sì, verrà Elìa e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elìa è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro». Allora i discepoli compresero che egli parlava loro di Giovanni il Battista (Mt 17,10 – 13)
Il racconto è parallelo a quello di Marco: Matteo vi apporta qualche precisazione. Secondo un’antica tradizione ebraica, era previsto il ritorno di Elia «Prima che giunga il giorno grande e terribile del Signore» (Mt 3,23). L’apparizione di Elia offre ai discepoli l’opportunità di domandare spiegazioni a Gesù.
Gesù scioglie l’enigma e afferma che «Elia è già venuto». Il testo di Matteo precisa meglio di Marco l’identificazione del profeta con la persona del Battista (v.13) e anche il suo ruolo di precursore, non soltanto con la parola, ma soprattutto con la sua morte. «E’ proprio in essa che si realizza la più profonda affinità con Gesù» (W. Trilling, teologo tedesco, 1925 – 1993, II, p. 109). La soppressione violenta del Battista prefigurava profeticamente la medesima sorte per il Messia. Una linea ideale congiunge le figure di Mosè, Elia, Giovanni e Gesù, nel quale si rivela in modo definitivo e pieno la bontà salvifica di Dio, mediante la morte sacrificale in croce. L’episodio descritto nella pagina odierna, dopo la Trasfigurazione, conferma il tragico destino di annientamento del Messia da parte degli avversari.
La questione fondamentale è se l’avvento di Gesù sia stato annunziato da un profeta. Qui è simboleggiato ciò che sempre accade nella vita spirituale. I percorsi umani sono incalcolabili e a volte molto complicati, ma gli autori spirituali assicurano che ogni persona, prima o poi, incontra Cristo. Questo incontro è sempre preceduto da un profeta, cioè da una persona che parla in nome di Dio e che prepara il suo interlocutore all’incontro con Cristo.
E’ una vocazione importante e grande, ma nella vita di tutti i giorni non ha nulla di straordinario. Essa è compiuta dai genitori, dagli educatori verso i giovani, da un amico nei confronti di un altro amico, poi da Cristo stesso, che ci parla nella voce della coscienza. Chi davvero ama il prossimo lo prepara con le parole, le opere e l’atteggiamento, che trasfondono tutta una sensibilità plasmata dal Vangelo, rivelativa di una misteriosa, interiore presenza amica, amante della vita.