In quel tempo, Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre» (Lc 1,46-55)
Nel cantico di Maria c’è un’evidente risonanza delle preghiere dell’Antico Testamento e dei Salmi.
Tutte le promesse fatte da Dio agli uomini sono riferite alla Madre di Dio. Abbiamo qui un ottimo esempio di come pregare i Salmi e le altre preghiere, comprese quelle eventualmente composte da noi. Possiamo attribuire a noi stessi ciò che gli altri hanno vissuto; abbiamo il diritto di farlo, perché ogni salmo, ogni preghiera viene scritta per ispirazione dello Spirito Santo.
Gli Ebrei imparavano i Salmi a memoria. Anche nei primi tempi cristiani imparare i Salmi faceva parte della formazione cristiana e della preparazione al battesimo, ma è sempre così. Anche oggi è utile non solo recitare i Salmi, ma pure saperli a memoria, in modo da riportarli alla mente in tutti i momenti della vita. I Salmi danno forma ai nostri sentimenti, perché ci fanno vivere la relazione fra la Scrittura e la nostra anima. La recita dei Salmi, inoltre, fin dai tempi antichi è considerata una sorta di protezione della mente contro l’influsso dei pensieri cattivi e inutili, perché racchiudono tutti i moti del cuore umano, che spesso è un guazzabuglio inestricabile alle forze umane, e li riconducono alla luce della Verità. Sono il giardino fiorito della Sacra Scrittura e, leggendoli alla luce del Vangelo, presentano la massima ricchezza teologico-spirituale della Bibbia.
«Ha guardato l’umiltà della sua serva»: questo versetto esprime il tema principale dell’inno, ed è come se dicesse tutto il senso della vita della Vergine Maria. E’ la santa più grande, la Regina degli angeli, dei martiri, dei confessori, ma in che cosa consiste la sua vera grandezza? Non è morta come martire, non abbiamo notizia dei suoi digiuni, non ha condotto una vita eremitica, non era monaca, non ha fatto prediche a nessuno, come spesso troviamo nelle biografie dei santi, ma nessuno l’ha superata in umiltà. Tutta la sua vita era la realizzazione della parola che ha dato in risposta all’angelo: «Avvenga di me secondo quanto hai detto» (Lc 1,38). L’umiltà significa dare posto a Dio, affinché possa operare. L’umiltà è il riflesso della vita intima di Dio stesso: il Figlio compie la volontà del Padre. Gli Apoftegmi dei Padri riferiscono il dialogo del diavolo con un monaco. Il maligno dice: «Tu ti alzi presto, io non dormo mai. Tu digiuni, io non mangio mai. Una cosa sola non posso fare: essere umile». L’umiltà è la radice di tutte le altre virtù cristiane.