I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo». Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall’Egitto ho chiamato mio figlio». Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi. Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremìa: «Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande: Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più» (Mt 2,13 – 18)
Grande è il contrasto tra i personaggi raffigurati in questi sei versetti. I Re Magi sono tra le figure più simpatiche e accattivanti del Vangelo: rappresentano il vero uomo di scienza, appassionato della ricerca della verità, osservata anzitutto attraverso la prima rivelazione di Dio, cioè il creato stesso, e soprattutto l’osservazione delle stelle, dove si riteneva che tutto fosse scritto. Conservano la saggezza antica e, forse, tramite profezie del tempo di Noè, lasciano i loro palazzi nobiliari per intraprendere un lungo viaggio in sella ai cammelli, che li porta alla pienezza della Verità, cioè ad adorare il Re bambino. Tutte le culture, oneste intellettualmente, vertono verso Betlemme, hanno bisogno di compiersi nell’Incarnazione di Dio, che mostra il suo volto. Le Scritture parlano poco di san Giuseppe e, là dove lo fanno, spesso lo troviamo mentre riposa, con un angelo che in sogno gli rivela la volontà di Dio. Il riposo è essenziale per la nostra vita spirituale, affinché sappiamo ascoltare la voce di Dio e comprendere quello che ci chiede. Per ascoltare e accogliere la chiamata di Dio, e preparare una casa per Gesù, san Giuseppe fu capace di fare …. ciò che serve a noi tutti: riposare nel Signore. Amo san Giuseppe perché è un uomo forte e silenzioso. Ho una statuetta di san Giuseppe che dorme – mentre dorme si prende cura della Chiesa -: ci si può mettere sotto un foglietto con scritto difficoltà e problemi affinché li sogni… e li risolva!
Erode è l’esempio dell’uomo ripiegato su di sé, tutto dedito al suo tesoro terreno: politicante opportunista e “politichese”, garantì trent’anni di pace ad Israele e abbellì di palazzi Gerusalemme, compresa la versione definitiva del Tempio, ma vedeva nemici dappertutto. Fece ammazzare per puro sospetto moglie, figli e suocero; al vedere i Re Magi e il loro entusiasmo nel seguire la stella perdette il senno e ordinò una strage di circa venti o trenta bambini, considerando che Betlemme aveva meno di mille abitanti. La prima facoltà che perdiamo con il peccato è la relazionalità, cioè la capacità di amare il prossimo e noi stessi. Il peccatore è sempre solo, quindi contro natura. Ingigantisce il male e i difetti e non vede più nulla in positivo. Chi non vuole combattere i propri peccati, con grazia e impegno mistico-ascetico – questo è cattolicesimo – diventa sempre un giustiziere del prossimo e, peggio ancora, della vita nascente.