Gesù entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola. Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati». Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati, prendi la tua barella e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua». Quello si alzò e subito prese la sua barella, sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!» (Mc 2,1 – 12)
La guarigione del paralitico operata da Gesù è in rapporto con il perdono dei suoi peccati. La conseguenza del peccato è, in fondo, una paralisi spirituale. L’uomo, membro del corpo mistico di Gesù, ha perduto la comunicazione con il Capo, con la Testa. Non sente più il rimorso, rimane indifferente alle parole del Vangelo, non sopporta il peso dei comandamenti di Dio. Le facoltà mentali gli sono rimaste: ha l’intelletto, la volontà, l’energia, il corpo sano, ma sono immobili, paralizzate per la vita con Dio. Tutto quanto appreso nella catechesi viene relegato in un angolo recondito della coscienza, come in un grande oblio. All’opposto, secondo san Tommaso d’Aquino, la devozione è «propensione ad ogni bene».
L’uomo empio è paralizzato nei confronti del bene. Potrebbe fare, ma non fa, potrebbe sentire, ma ha il cuore di pietra. Spiritualmente è un uomo che non sta in piedi e la sua vita è solo esteriore. Le guarigioni che attua Gesù sono sempre meravigliose, istantanee e complete. E’ un miracolo che si ripete in senso spirituale continuamente nella Chiesa. La riconciliazione con Dio rimette in piedi colui che era paralizzato, la Confessione gli dà la grazia di poter usare di nuovo le proprie facoltà per il bene e le opere di carità. Talvolta questa guarigione ha il carattere di una lenta evoluzione morale, ma può essere anche subitanea, una conversione che suscita meraviglia. Nella vita dei santi si raccontano diverse di queste conversioni. Un selvaggio guerriero divenne san Vladimiro. Il nesso tra paralisi e peccato non è solo simbolica, è assai più profonda. Le malattie del corpo hanno origine dall’allontanamento da Dio. Al contrario, ogni purificazione dal peccato fa tornare i corpi allo stato d’innocenza originaria. E’ un processo che non si compie sotto lo sguardo sensibile, ma come dietro il sipario del mondo, perciò passa inosservato. I santi lo vivono su di sé e lo sperimentano col passare del tempo. Non è secondario che nell’Oriente cristiano un segno della santità sia il corpo incorrotto, emanante un profumo soave. Un’anima penetrata pienamente dallo Spirito Santo trasmette al corpo il suo straordinario potere.