E disse loro: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno”. Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano. (Mc 16, 15-20)
Nella festa odierna dedicata a San Marco Evangelista abbiamo una anticipazione del tema dell’Ascensione del Signore, secondo l’intento di questo scrittore che non era interessato a divulgare una semplice dottrina, come facevano i filosofi; parlando di Gesù vuole aiutarci a intraprendere un cammino di fede per farci incontrare personalmente con Lui nella comunità ecclesiale.
Il titolo che viene dato a Gesù, abbinato a quello di Signore, “Signore Gesù”, vede qui la sua unica occorrenza nei Vangeli, anche se lo usano anche Paolo e Luca in altri testi.
Colui che lascia i suoi e sale a Dio non è solo il Gesù che i discepoli hanno conosciuto, ma il Kyrios-Signore, il Risorto che ormai è entrato in una realtà completamente nuova, e per questo può sedere alla destra di Dio, così come era stato detto dell’altro Signore, nel Salmo 110, uno dei più importanti salmi messianici (“Siedi alla mia destra”). Qui ora viene affermato che Gesù sale al cielo per poterne aprire la porta agli uomini: “Lasciata alle sue forze naturali, l’umanità non ha accesso alla Casa del Padre (Gv 14, 2), alla vita e alla felicità di Dio. Soltanto Cristo ha potuto aprire all’uomo questo accesso “per darci la serena fiducia che dove è lui, Capo e Primogenito, saremo anche noi, sue membra, uniti nella stessa gloria” (Messale Romano – Prefazio dell’Ascensione). Si vuole dire che nonostante il desiderio di conoscere Dio, e lo sforzo per poterlo incontrare, solo Dio può rivelarsi a chi lo cerca. Ciò è possibile in particolare dopo la passione e risurrezione del Messia. Stefano, il primo martire, annuncia infatti che quella porta, che il Signore Gesù ha spalancato, rimane aperta e non si chiude più; “Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio” (At 7, 56). È da lì, da quello stesso cielo, come profetizza l’Apocalisse, che discenderà poi la Gerusalemme nuova, quella città dove l’agnello è il Signore che tutti riconosceranno, e nella quale non si udranno più pianti e lamenti e non vi sarà più il male (cfr Ap 21).
Ad entrare in questo nuovo cielo – in questa nuova terra – è Gesù nella sua umanità, scrive il Catechismo (662-667) anzi è proprio “la sua umanità” ad addentrarsi nella gloria divina. Non sale al Padre un Gesù liberato dal peso del suo corpo o della sua storia, anzi, è proprio l’opposto, e allo stesso modo saremo salvati anche noi. San Leone Magno, a proposito, spiega che con l’ascensione di Gesù “la nostra povera natura umana è stata portata da Cristo sopra tutti i cieli, sopra tutti i suoi abitanti, sopra tutte le schiere angeliche, al trono stesso di Dio Padre” (Sermone 74). (cfr Giulio Michelini)