Un discepolo non è più grande del maestro, né un servo è più grande del suo signore; è sufficiente per il discepolo diventare come il suo maestro e per il servo come il suo signore. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia! Non abbiate dunque paura di loro, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli. (Mt 10, 24 – 33)
Il paragone con i passeri del cielo
Si discute se al mondo possa mai avvenire una nuova rivelazione, più alta di quella attuata da Gesù Cristo. La risposta è negativa come conferma san Paolo nella lettera ai Colossesi: “È in Cristo che abita tutta la pienezza della divinità” (Col 2, 9). Tale pienezza ha ricevuto piena risposta umana nel sacrificio cruento della croce, dove volontà umana e divina si sono incontrate, diventando uno. Il Figlio non fa altro che quello che vede dal Padre (Gv 5, 19) e accetta questo sacrificio sia come Dio che come uomo.
La redenzione della croce non è nella sofferenza, ma nella forza dello spirito, che nella sofferenza e nell’insuccesso conserva fermamente la fede che tutto proviene da Dio, in cui confida nonostante le difficoltà. È ciò a cui allude Gesù nel paragone con la sorte del passero. La caccia ai piccoli uccelli oggi è praticamente vietata, ma a quei tempi si praticava abitualmente. Gli uccelli cacciati venivano mondati, arrostiti e conservati in olio.
Il pettirosso era particolarmente prelibato, e il costo era molto elevato. Non così per il semplice passero, il cui prezzo era molto economico. Non è semplice dare un’idea effettiva del valore, ma il Vangelo parla di un as, in greco assarion, cioè pochissimi soldi. C’è chi ha tentato di ricostruire a quanto poteva corrispondere in base al prezzo del pane, che costava appunto un as.
Insomma, non era molto lusinghiero essere paragonati a dei passeri venduti al mercato. Ma l’insegnamento spirituale dell’esempio è chiaro. San Basilio lo riassume in una sola frase: non esiste al mondo niente che sfugge alla divina Provvidenza. Se è vero per le creature della natura, tanto più è vero per l’uomo. La Provvidenza divina non lo abbandona, anche se dovesse soffrire ed essere perseguitato.
(cfr T. Spidlik – Il vangelo di ogni giorno)