Allora i farisei, avendo udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: “Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?”. Gli rispose: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti”. (Mt 22, 34-40)
Già nell’Antico testamento l’esigenza di essere santi, a immagine di Dio che è santo, comprendeva anche il dovere di prendersi cura delle persone più deboli come lo straniero, l’orfano, la vedova (cfr Es 22, 20-26). Gesù porta a compimento questa Legge di alleanza, Lui che unisce in sé stesso, nella sua carne, la divinità e l’umanità, in un unico mistero d’amore. In mezzo ad una fitta selva di precetti e prescrizioni – ai legalismi di ieri e di oggi- Gesù opera uno squarcio che permette di scorgere due volti: il volto del Padre e quello del fratello. Non ci consegna due formule o due precetti: non sono precetti o formule; ci consegna due volti, anzi un solo volto, quello di Dio che si riflette in tanti volti, perché nel volto di ogni fratello, specialmente il più piccolo, fragile, indifeso e bisognoso, è presente l’immagine stessa di Dio.
Nelle scuole rabbiniche si discuteva per stabilire una graduatoria tra numerosi comandamenti, che ammontavano a 613, di cui 365 erano proibizioni (per analogia con i giorni dell’anno) e 248 precetti positivi (corrispondenti alle membra del corpo umano). Si cercava anche di determinare il principio unificatore. Il comandamento dell’amore era visto come il perno dell’insegnamento di Mosè. Tuttavia, secondo la tradizione rabbinica, ogni altro precetto aveva lo stesso valore e comportava un medesimo obbligo morale di obbedienza. Gesù invece riafferma la priorità del precetto dell’amore di Dio, dando lui stesso un sublime esempio di dedizione totale al volere del Padre, accettando persino la morte in croce.
L’insegnamento di Gesù si presenta come originale per l’assimilazione e l’equiparazione che stabilisce fra i due precetti, rivelando che essi sono complementari e inseparabili, sono le due facce di una stessa medaglia. Non si può amare Dio senza amare il prossimo e non si può amare il prossimo senza amare Dio. L’amore verso Dio deve tradursi ed esprimersi concretamente nell’amore verso il prossimo:
CCC La carità, frutto dello Spirito e pienezza della Legge, osserva i comandamenti di Dio e del suo Cristo: “Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore”. (Gv 15, 9-10)