Gli organi sono strumenti complessi, con le loro tastiere, pedaliere, registri. Hanno un valore altissimo da un punto di vista musicale e liturgico e sono anche espressione dell’arte lignea, pittorica e architettonica.
di Susanna e Mario Manzin
La tradizione musicale della Chiesa ha nell’organo una delle sue più grandi espressioni di bellezza. La sua storia è molto antica e profana ma già a partire dal X secolo diventa strumento liturgico per eccellenza, parte integrante del culto cristiano grazie alla sua capacità di accompagnare le celebrazioni con musiche che inducono alla contemplazione e alla meditazione. Nel Medioevo era tradizione che ci fosse un’alternanza tra canto gregoriano e musica d’organo: i cantori esprimevano la preghiera della Chiesa militante mentre l’organo rappresentava i cori degli angeli e l’harmonia mundi della Chiesa trionfante.
Macchina complessa, con le sue tastiere, pedaliere, registri, ha un valore altissimo da un punto di vista musicale ed è anche espressione dell’arte lignea, pittorica e architettonica. Il prospetto dell’organo, cioè la disposizione delle canne di facciata, rimanda a significati ben precisi: abbiamo canne disposte a creare l’effetto di torri merlate oppure di tempio greco, con trabeazione, timpano, lesene e colonne scanalate, altre suggeriscono la struttura a navate di una chiesa. Le casse monumentali in legno hanno una funzione importante sotto il profilo acustico ed esperti intagliatori le decorano artisticamente con fregi e statue. Le portelle incardinate nelle due estremità laterali della cassa, con lo scopo di proteggere l’organo, sono spesso dipinte da grandi pittori, con raffigurazioni di santi e angeli musicanti. Innumerevoli sono gli esempi di organi di grande pregio ed effetto scenografico: tra i tanti ricordiamo quelli del Presbiterio del Duomo di Milano, che non hanno uguali tra le cattedrali del mondo cristiano per le due cantorie contrapposte e le otto doppie portelle dipinte con scene bibliche realizzate dai più grandi artisti dell’epoca su temi dettati da San Carlo Borromeo. Possiedono più di 15.000 canne.
Da un punto di vista sonoro, l’organo esprime una ricchezza di registri perché l’obiettivo è quello di aiutare l’animo del fedele a vivere con diversa intensità i momenti della celebrazione. La letteratura organistica presenta brani che accompagnano l’ingresso e l’uscita con la forza e solennità del “ripieno” ma anche pezzi che col dolce suono della “voce umana” esprimono adorazione e devozione commossa nel momento della Consacrazione. Flauti, ance, contrabbassi, imitazione degli strumenti ad arco quali viole, violini e violoncelli: ogni registro ha la sua funzione liturgica. In questo video (clicca qui) l’organista esegue la Toccata e fuga in Re minore di Bach e dalle immagini potrete cogliere la ricchezza musicale dello strumento, l’utilizzo dei diversi registri, delle tastiere e pedaliere e anche la bellezza architettonica dell’organo.
Come ha ricordato Papa Benedetto XVI in occasione della benedizione del nuovo organo della Alte Kapelle di Regensburg: «L’organo, da sempre e con buona ragione, viene qualificato come il re degli strumenti musicali, perché riprende tutti i suoni della creazione e – come poco fa è stato detto –dà risonanza alla pienezza dei sentimenti umani, dalla gioia alla tristezza, dalla lode fino al lamento. Inoltre, trascendendo come ogni musica di qualità la sfera semplicemente umana, rimanda al divino. La grande varietà dei timbri dell’organo, dal piano fino al fortissimo travolgente, ne fa uno strumento superiore a tutti gli altri. Esso è in grado di dare risonanza a tutti gli ambiti dell’esistenza umana. Le molteplici possibilità dell’organo ci ricordano in qualche modo l’immensità e la magnificenza di Dio.» (13 settembre 2006).
Nella storia della musica organistica, insuperabile fu l’impegno di Johann Sebastian Bach. Da ricordare anche le opere di Haendel, Vivaldi, Scarlatti, Pergolesi. L’organista che vuole accompagnare degnamente l’ingresso e l’uscita dalla chiesa degli sposi cristiani nel rispetto della tradizione suona la celebre marcia nuziale di Felix Mendelssohn o quella di Richard Wagner, che potete ascoltare CLICCANDO QUI.
Ma la plurisecolare tradizione organaria, che aveva dato vita a questa straordinaria arte non solo musicale ma anche architettonica e artigianale, conosce a partire dal Novecento un declino che pare inarrestabile. Oggi sempre più spesso ci sono chitarre, spesso mal strimpellate, ad accompagnare i coretti di qualche parrocchiano volonteroso ma impreparato. Eppure il Concilio Vaticano II ha stabilito che nella Chiesa latina debba tenersi «in grande onore l’organo a canne, strumento tradizionale, il cui suono è in grado di aggiungere mirabile splendore alle cerimonie della Chiesa, e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti» (Costituzione sulla sacra Liturgia “Sacrosanctum Concilium”, n. 120). San Giovanni Paolo II ha ribadito in più occasioni la necessità di «purificare il culto da sbavature di stile, da forme trasandate di espressione, da musiche e testi sciatti e poco consoni alla grandezza dell’atto che si celebra» (Udienza generale del 26 febbraio 2003). Auspichiamo pertanto un ritorno di attenzione verso questo straordinario patrimonio artistico e musicale: la bellezza della musica d’organo e la cura di questi strumenti così raffinati e monumentali sono manifestazioni di fede e preziosi alleati nella nuova evangelizzazione.
*Foto in evidenza: Organo in S. Maria Assunta a Genova
Sabato, 29 aprile 2023