Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: “La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!”.
Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.
I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì.
Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: “Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”. (Mt 9, 36 – 10,8)
Il modo più sintetico di esprimere la missione sacerdotale è compreso nelle parole dell’evangelista Marco, che nel suo racconto della chiamata degli apostoli scrive: “Ne costituì Dodici che stessero con Lui e anche per mandarli” (Mc 3, 14). Non viene assolutamente diviso il momento interiore della fede – che ci fa permanere vicino a Gesù, come primo sposo dell’anima – dall’essere inviati a contatto con il prossimo. Questi due aspetti sono sempre uniti ed è certo questa l’essenza della vocazione spirituale del sacerdozio. Possiamo estendere questo: “stare con Lui ed essere mandati”, come l’anima di ogni apostolato. Sono due cose inscindibili fra loro. Solo chi sta con Lui impara a conoscerlo e può essere un annunciatore attendibile.
Chi sta con Lui è ricco e sovrabbonda il suo calice. Non trattiene ciò che ha trovato, ma prova una grande esigenza di comunicarlo. Le parole più significative di questa liturgia sono quelle conclusive: “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”. Esse fondano la missione. Ma prima di andare tra la gente, l’apostolo deve frequentare Gesù. Prima di scoprire tutte le necessità e le sofferenze del mondo che dovrà affrontare deve scoprire personalmente l’amore appassionato e coinvolgente di colui che lo chiama; diversamente non è apostolato ma filantropia. Prima di essere un “mandato” è un “chiamato”, che deve fare della sua tenace intimità con Cristo la ragione della sua esistenza e l’anima della sua proposta di fede.