In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero». (Mt 11,25-30).
Gesù aveva già proclamato nel famoso discorso della montagna le leggi del regno di Dio che veniva a stabilire nei cuori degli uomini. Quì, l’evangelista Matteo riporta le altre parole con le quali Gesù lodava il Padre per aver nascosto i misteri del regno ai sapienti e ai dotti e averli rivelati ai piccoli che, come Giovanni Battista, non si scandalizzano di lui, anzi gli credono:
4 (…)”Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: 5 i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. 6E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!”.
Tutti vedevano le opere del regno che Gesù compiva, ma solo i piccoli ne avevano interiore comprensione, poiché solo essi erano pronti ad accogliere, arrendendosi all’evidenza, il Figlio che rivelava il Padre. Sì, è proprio vero: solo i piccoli, cioè gli umili di qualsiasi età e condizione sociale, bambini, ragazzi, giovani, adulti e anziani, ricchi e poveri, capiscono Gesù e lo accolgono nell’amore dei loro cuori. Infatti ripongono la loro sicurezza e tutta la loro vita non negli averi, nei piaceri e negli onori del mondo, bensì unicamente e innanzitutto in Gesù Cristo unico Salvatore e Redentore dell’uomo. Uno di questi grandi-piccoli uomini lo festeggiamo oggi in tutta la Chiesa diffusa nel mondo intero, san Francesco d’Assisi. La personalità autenticamente cristiana, spiritualmente elevata ed elevante, del poverello d’Assisi, attraversa i secoli e invoglia tutti ad impegnarsi a seguire Gesù nella pratica della povertà, castità e obbedienza per essere “annunciatori del gran Re” silenziando le stridule sirene del pacifismo, dell’ecologismo e del relativismo come hanno provvidenzialmente spiegato prima Benedetto XVI e poi Papa Francesco.
Così si esprimeva il Santo Padre nella sua Omelia del 4 ottobre 2013 in Piazza S. Francesco ad Assisi.
“La prima cosa che ci dice, la realtà fondamentale che ci testimonia (Francesco) è questa: essere cristiani è un rapporto vitale con la Persona di Gesù, è rivestirsi di Lui, è assimilazione a Lui. (.…).
Ci rivolgiamo a te, Francesco, e ti chiediamo: insegnaci a rimanere davanti al Crocifisso, a lasciarci guardare da Lui, a lasciarci perdonare, a lasciarci ricreare dal suo amore.
Nel Vangelo abbiamo ascoltato queste parole: «Venite a me, voi tutti, che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore» (Mt 11,28-29).
Ci rivolgiamo a te, Francesco, e ti chiediamo: insegnaci ad essere “strumenti della pace”, della pace che ha la sua sorgente in Dio, la pace che ci ha portato il Signore Gesù.
Questa è la seconda cosa che Francesco ci testimonia: chi segue Cristo, riceve la vera pace, quella che solo Lui, e non il mondo, ci può dare. San Francesco viene associato da molti alla pace, ed è giusto, ma pochi vanno in profondità. Qual è la pace che Francesco ha accolto e vissuto e ci trasmette? Quella di Cristo, passata attraverso l’amore più grande, quello della Croce. È la pace che Gesù Risorto donò ai discepoli quando apparve in mezzo a loro (cfr Gv 20,19.20).
La pace francescana non è un sentimento sdolcinato. Per favore: questo san Francesco non esiste! E neppure è una specie di armonia panteistica con le energie del cosmo. Anche questo non è francescano! Anche questo non è francescano, ma è un’idea che alcuni hanno costruito! La pace di san Francesco è quella di Cristo, e la trova chi “prende su di sé” il suo “giogo”, cioè il suo comandamento: Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato (cfr Gv 13,34; 15,12). E questo giogo non si può portare con arroganza, con presunzione, con superbia, ma solo si può portare con mitezza e umiltà di cuore. (…).
Francesco inizia il Cantico così: “Altissimo, onnipotente, bon Signore… Laudato sie… cun tutte le tue creature” (FF, 1820). L’amore per tutta la creazione, per la sua armonia! Il Santo d’Assisi testimonia il rispetto per tutto ciò che Dio ha creato e come Lui lo ha creato, senza sperimentare sul creato per distruggerlo; aiutarlo a crescere, a essere più bello e più simile a quello che Dio ha creato. E soprattutto san Francesco testimonia il rispetto per tutto, testimonia che l’uomo è chiamato a custodire l’uomo, che l’uomo sia al centro della creazione, al posto dove Dio – il Creatore – lo ha voluto. Non strumento degli idoli che noi creiamo! L’armonia e la pace! Francesco è stato uomo di armonia, uomo di pace. (…).
Ci rivolgiamo a te, Francesco, e ti chiediamo: ottienici da Dio il dono che in questo nostro mondo ci sia armonia, pace e rispetto per il Creato!”.