In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio». (Lc 12,13-21)
“Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede” (12,15). Il brano evangelico propone la questione, antica e sempre nuova, del rapporto con i beni materiali. Luca manifesta una forte attenzione verso questo tema perché è intimamente convinto che l’adesione al Vangelo libera l’uomo da ogni forma di attaccamento alle cose, perché sperimentiamo nella fede la provvidenza di Dio. Il denaro non basterà mai a dare sicurezza verso tutti i possibili imprevisti, i dieci, cento, mille virus possibili nel tempo. L’insegnamento di Gesù offre una regola che va considerata come uno dei pilastri fondamentali del cristianesimo: il valore della vita non si misura e non dipende in alcun modo dai beni che l’uomo possiede. Questa parola appare oggi più attuale che mai. Avere o essere? A porre questa domanda negli anni ’70 era Erich Fromm, uno psicologo ateo.
Non dobbiamo confondere il benessere con l’accumulo dei beni materiali. Tra il bene e i beni spesso e volentieri s’instaura un insanabile conflitto: la ricerca dei beni materiali impedisce di pensare e di cercare il bene, ciò che veramente conta, ciò di cui abbiamo assolutamente bisogno. Non è un pericolo remoto ma una realtà sempre più diffusa, soprattutto nel mondo occidentale dove troviamo credenti, il cui Dio è lontano, non dialoga, non interviene nel quotidiano, per cui, l’anima rimasta sola, cerca sazietà nell’acquisire roba e denaro, che riempiono di vuoto. E’ bello il frutto della preghiera filiale, che fa luce e guida a possedere quei beni che corrispondono alla nostra vita; essi dicono veramente chi siamo noi e vengono usati per quelle attività che sono la volontà di Dio. Conduce a piena congruenza tra ciò che possiedo e ciò che sono. L’abbondanza dei beni materiali coincide con una preoccupante scarsità di beni spirituali. Lo sviluppo tecnologico avviene secondo ritmi impressionanti ma non è affatto accompagnato da un’adeguata crescita della coscienza morale, anzi sembra talvolta che quanto più l’uomo è pieno di cose, tanto più è privo di quei valori che danno senso e dignità alla sua vita e a quella dell’intera società.