In quel tempo, giunsero la madre di Gesù e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo.
Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano».
Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre» (Marco 3,31-35).
Sin dall’inizio della sua predicazione, si vanno formando attorno a Gesù due ambienti umani: da un lato, i nemici sempre più ostili, che impiegano contro di Lui ogni forma di opposizione, fino alla calunnia; dall’altro, tutti coloro che lo ascoltano con crescente lealtà e apertura di mente e di cuore. Verso questi ultimi Gesù dichiara di avere una vera predilezione, «perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre». La nuova umanità dei figli di Dio, che Gesù si appresta a costituire chiamando a uno a uno tutti a Sé, nasce dal compimento della volontà di Dio Padre, secondo l’esempio di Lui stesso, umile Servo, e quello di Maria sua Madre, la prima credente e umile serva anche lei (cfr. Lc 1,38.48).
L’appartenenza anagrafica o familiare può certamente favorire, a determinate condizioni, la salvezza, ma non la può garantire, anzi necessita essa stessa della responsabilità personale della pratica effettiva della volontà di Dio, che dona a tutti la grazia di riformare continuamente la vita personale, ossia di compiere volentieri i sacrifici spirituali nella fedeltà alla propria vocazione come segno della necessaria imitazione di Cristo.
La Chiesa, comunità della Nuova ed eterna Alleanza, è formata da chi si lascia trasformare in Cristo, unendosi e offrendosi con Lui nel Sacrificio dell’Amore da Lui stesso compiuto sulla Croce e sempre presente nella S. Messa sino alla fine dei tempi. Su questa via, tracciata e percorsa da Gesù e da Maria, saremo riconosciuti come suoi veri intimi familiari da Gesù stesso, con Maria sua e nostra Madre e i Santi che vivono, in crescente pienezza, la gioia del compimento della volontà di Dio, nostra pace.
Viceversa, il mondo in cui viviamo ipotizza spesso, anche assurdamente, vari modi di vivere la propria umanità, o addirittura stravolgerla e annientarla, anziché, molto più realisticamente, riformarla nella verità e nell’amore dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria, modelli perfetti di vera, cioè santa, umanità.
Per ognuno di noi è questo il momento per decidere. Infatti anche la semplice indecisione o l’illusione di rinviare non ci rende onore, ma facilita il gioco perverso del nemico della natura umana, che ha deciso di annientarci per non farci accedere alla salvezza e alla vittoria che già lo schiaccia nelle brutture della disperazione nell’Inferno. Ci lasceremo forse ingannare e paralizzare dalla tendenza, ancora diffusa fra noi cristiani, di imitare le supposte gioie del mondo, senza ideali e senza meta, inseguendo le vanità dell’effimero?
No. Sarà piuttosto felicemente liberante lasciarsi animare dalla gioia di vivere e annunciare il Vangelo. Papa Francesco ce lo insegna continuamente e concretamente: «Chi rischia, il Signore non lo delude, e quando qualcuno fa un piccolo passo verso Gesù, scopre che Lui già aspettava il suo arrivo a braccia aperte. Questo è il momento per dire a Gesù Cristo: “Signore, mi sono lasciato ingannare, in mille maniere sono fuggito dal tuo amore, però sono qui un’altra volta per rinnovare la mia alleanza con te. Ho bisogno di te. Riscattami di nuovo Signore, accettami ancora una volta fra le tue braccia redentrici”. Ci fa tanto bene tornare a Lui quando ci siamo perduti! Insisto ancora una volta: Dio non si stanca mai di perdonare, siamo noi che ci stanchiamo di chiedere la sua misericordia. Colui che ci ha invitato a perdonare “settanta volte sette” (Mt 18,22) ci dà l’esempio: Egli perdona settanta volte sette» (Esortazione apostolica Evangelii gaudium, sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale, del 24 novembre 2013, n. 3).