In quel tempo, Pietro disse a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna». (Mt 19, 27-29)
L’apostolo Pietro evidenzia ancora il contrasto tra l’insegnamento di Gesù e la mentalità ebraica. Al giovane ricco (Mc 10, 17-22) che chiede che cosa deve fare per ottenere la vita eterna, Gesù risponde non di fare opere buone ulteriori, ma di lasciare le sue ricchezze perché non erano santamente utilizzate. Rivelazione sorprendente! Non devi aggiungere, ma togliere. Spogliarti, non affannarti per ulteriori opere buone. Il ragionamento del giovane, data la mentalità ebraica che considera la ricchezza come una specie di “sacramento” della presenza di Dio in casa di una persona pia, lo si può ricostruire con sufficiente esattezza: con un’osservanza in più, mi rendo maggiormente gradito a Dio, che mi darà ancora più ricchezza. Avendo più ricchezze, posso fare più elemosine e quindi aumentare il mio capitale in vista della vita eterna.
In questo modo si comprendono diversi interessi economici del mondo ebraico. La pietà è un investimento sicuro per il presente e per il futuro. Se incremento quaggiù, incremento anche lassù. Avendo realizzato un cospicuo tesoro in cielo – secondo i miei calcoli… – Dio è praticamente obbligato a darmi conferma, con tangibili segni di benedizione: molti figli, terre, bestiame e quant’altro. Gesù rovescia completamente questa concezione morale-religiosa, fondata su un calcolo “dare-avere”.
Gesù non aggiunge un comandamento nuovo. Domanda di rinunciare a una certa usanza, a una certa contabilità che era poi un vero e proprio “capitalismo spirituale”. Così la fede diventa un fatto prevalentemente bancario. In un tempo in cui i commerci ripresero assai fiorenti in Europa, dopo i disordini delle invasioni barbariche, l’attaccamento pericoloso al denaro si manifestò con la diffusione del prestito ad usura. “Denaro a tutti i costi”, dice il pagano, che teme i milioni di guai che può portare il futuro. La risposta di Dio fu il poverello di Assisi, ricco della provvidenza di Dio, che dà fin d’ora cento volte tanto a chi ha lasciato case e famiglia per il Regno dei cieli.