Esiodo è l’autore della Teogonia e di Le opere e giorni, due poemi epici, l’uno a sfondo mitologico, l’altro didascalico.
di Lucia Menichelli
La Teogonia appartiene all’antica tradizione, diffusa presso diversi popoli del Vicino Oriente, di libri sacri che narrano la genesi del mondo: i suoi versi ripercorrono la nascita degli dèi cominciando dal principio, dal Caos, fino alla definizione di un pantheon che trova un ordine nella supremazia di Zeus e nell’assegnazione a ciascuna divinità di una parte specifica. Questa teogonia, dunque, è anche una cosmogonia: la formazione del mondo, infatti, si realizza proprio con la nascita di potenze divine che, soprattutto nella fase iniziale, corrispondono a elementi naturali (come Cielo, Terra, Mare), ad astrazioni personificate (come Morte, Sonno, Discordia) e a personificazioni vere e proprie di diversi aspetti della realtà (come Zeus, Poseidone, Afrodite). Lo sviluppo progressivo di questo cosmo avviene attraverso la successione genealogica, elemento di continuità, che giustifica l’unità e la coerenza dell’ordinamento finale garantito da Zeus; ma avviene anche attraverso lotte cruente per la sovranità: Crono evira il padre Urano, Zeus neutralizza il padre Crono che mangia tutti i figli appena nati e poi sconfigge i Titani e il mostro Tifone. Il male non viene sconfitto ma allontanato: Zeus, dopo la sua vittoria, relega i nemici nel Tartaro; poi si assicura l’appoggio delle divinità primordiali, distribuisce con prudenza ed equilibrio onori, privilegi e gerarchie, istituendo un ordine solido e stabile, e attraverso i suoi matrimoni rinforza il suo dominio sui diversi ambiti dell’esistenza (in particolare, sposa e poi addirittura ingoia Metis, l’astuzia mutevole e prudente, e subito dopo Temi, designatrice dell’ordine e della legge naturale). In questo cosmo possono ancora esistere nemici, perché chi rappresenta una minaccia non viene mai annientato, ma imprigionato, esiliato per un lungo periodo e inviato sulla terra, dove nel frattempo gli uomini stanno vivendo la loro età dell’oro: spesso sono visitati dagli dèi, non hanno bisogno di lavorare la terra che offre spontaneamente i suoi frutti, non hanno sofferenze e non invecchiano, nascono spontaneamente e dopo moltissimi anni scompaiono così come sono apparsi. Questo tempo felice, però, è destinato a finire per l’incombere del male.
Il passaggio alla successiva epoca viene raccontato attraverso la vicenda di Prometeo, che Esiodo espone sia nella Teogonia che ne Le Opere e i giorni. Questo dio, astuto ma ribelle perché decisamente dalla parte degli uomini, compie una serie di atti che scatenano l’ira di Zeus, che per vendetta nasconde agli uomini il fuoco e i cereali e crea la loro principale fonte dei mali, la donna Pandora. Da questo momento in poi l’umanità perde ogni suo privilegio: è costretta ad alimentare sempre il seme del fuoco e del nutrimento, attraverso l’agricoltura, e a mantenere la donna che ha scelto come compagna, attraverso il matrimonio.
Ne Le Opere e i giorni Esiodo ricorre al mito delle cinque età per descrivere questa progressiva decadenza: a partire dall’età dell’oro si susseguono le età dell’argento, del bronzo, degli eroi e infine del ferro, il momento in cui il poeta dichiara di vivere. Il bene è mischiato al male, come la gioia al dolore e la fatica al successo. In questo scenario non resta che una sola consapevolezza: affidarsi a Zeus come unico garante della giustizia, anche nel mondo degli uomini.
La primordiale battaglia nei cieli e l’instaurazione di un ordine divino naturale; l’incombere del male sulla terra, che degrada un primordiale tempo felice; la costruzione di una storia delle vicende umane attraverso il lavoro e la famiglia: tutti elementi di una mitologia che sarà progressivamente raffinata dal rigore filosofico del pensiero greco, dalla concretezza civica e giuridica del mondo latino e dalla Rivelazione cristiana e su cui si costruirà il patrimonio culturale e spirituale dell’ Occidente. A dispetto di chi, oggi, ne sta recidendo le radici.
Sabato, 26 luglio 2025
