« Il Signore parlò ancora ad Acaz: “Chiedi per te un segno dal Signore, tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure dall’alto”. Ma Acaz rispose: “Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore”. Allora Isaia disse: “Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta stancare gli uomini, perché ora vogliate stancare anche il mio Dio? Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele » (Is 7,10-14).
« […] perciò darà il Signore stesso a voi un segno: ecco, la vergine [עַלְמָה – ‘almah] [è] incinta e partorisce un figlio e lo chiama “Dio con noi” [עִמָּנוּ אֵל] » (Is 7,14). Il titolo di “Dio con noi” non è un titolo come gli altri, perché racchiude il senso profondo dell’Incarnazione e costituisce qualcosa di preziosissimo per la nostra vita. Dio ormai non è più un Dio lontano, ma, in Gesù, è un “Dio con noi”. Vivere questa consapevolezza in ogni momento della nostra vita è il segreto intimo del cristiano, il segreto della sua gioia, il segreto della sua devozione a Maria, il segreto della sua forza invincibile, di cui Satana stesso ha terrore.
Vale la pena per questo che dedichiamo un po’ di tempo ad una esegesi più approfondita del brano di Isaia. Siamo attorno al 733 prima di Cristo. Nell’oriente antico, il teatro dei fatti della Bibbia, ci sono due grandi imperi: l’Assiria e l’Egitto e fra i due colossi tanti piccoli stati. L’Assiria sembra attraversare un momento di debolezza, allora il re della Siria Rezìn e Pekach re di Israele pensano sia venuto il momento per scrollarsi di dosso il peso del predominio assiro e formano una coalizione. Anche Acaz, il re di Giuda, è invitato ad allearsi, ma lui si rifiuta.
Gli alleati però considerano la permanenza di Giuda fuori dalla lega come estremamente pericolosa, per cui si coalizzano contro Giuda e arrivano a porre l’assedio a Gerusalemme. Acaz si trova in grande difficoltà. Anziché confidare nel Signore, si affida all’Assiria. Vuole salvare la dinastia davidica minacciata dai due re (forse vogliono mettere un usurpatore al suo posto), ma lo fa con mezzi meramente umani. Non è certamente un caso che l’annuncio dell’angelo a Maria parli del trono di Davide: «Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.
Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine» (Lc 1,31-33). Si può scorgere anzi come una specie di intreccio fra umano e divino: il re davidico è figlio naturale dell’uomo e adottato da Dio, il Messia sarà figlio naturale di Dio (nascita verginale) e adottato da un uomo (paternità legale di Giuseppe).