Di Andrea Morigi da Libero del 03/05/2019. Foto redazionale
Per Papa Francesco è ormai un’abitudine: ogni tanto qualcuno alza il ditino e lo giudica colpevole di eresia. Poi non accade più nulla e l’improvvisato tribunale dell’Inquisizione torna nel proprio isolamento.
Da qualche giorno, circola sui siti web del tradizionalismo cattolico una Lettera aperta ai vescovi della Chiesa Cattolica di venti studiosi laici ed ecclesiastici, che elencano una serie di sette presunte infedeltà del Romano Pontefice alla dottrina della Chiesa e gli chiedono indirettamente di abiurare, ritirando anche le nomine di alcuni vescovi e cardinali.
Tra le contestazioni, la promozione della ricezione dell’Eucarestia, in determinate circostanze, «da parte di persone divorziate civilmente dal loro coniuge e aventi relazioni sessuali con un’ altra persona», l’ aver ricevuto il 9 giugno 2014 in Vaticano «i leader dell’ organizzazione argentina di militanza filo-omosessuale Tupac Amaru» e di aver «benedetto le foglie di coca che essi usano nei loro rituali religiosi pagani, atto che comporta il riconoscimento della coca come pianta sacra».
Nella Lettera inoltre si sottolinea che Francesco «proteggendo sacerdoti colpevoli di atti sessuali immorali e criminali anche quando tale protezione causa grave scandalo per la Chiesa e rischia di provocare un intervento distruttivo da parte delle autorità civili», dimostra «di non credere nell’insegnamento cattolico sulla morale sessuale e di ritenere l’appoggio ai prelati eretici e criminali più importante del bene della Chiesa».
LO ZAMPINO DI SATANA
I firmatari sospettano addirittura che ci sia lo zampino di Satana in persona perché alla messa di apertura del Sinodo sulla Gioventù del 2018, il Santo Padre avrebbe usato «un pastorale a forma di stanga, un bastone biforcuto simile a quello usato nei rituali satanici», mentre si tratta, in realtà, di un dono dei giovani incontrati dal Papa al Circo Massimo di Roma, qualche settimana prima del Sinodo.
Dalla Santa Sede, non prendono nemmeno in considerazione il documento: nessuna reazione, né ufficiosa né ufficiale. D’altra parte, se qualcuno non è in piena comunione con il Romano Pontefice, cessa di essere cattolico. Può fondare un’altra Chiesa, come hanno già fatto scismatici di ogni genere nei secoli scorsi.
Dei tralci recisi non è rimasto un granché. E anche i vescovi a cui si rivolgono sono figure di fantasia poiché non esistono prelati che intendano destituire il Vicario di Cristo e «assumere le misure necessarie per affrontare la grave situazione che implica la presenza di un papa eretico». Un nuovo attacco quindi al Pontefice, sulla scia espressa in passato dai “dubia” sollevati da alcuni cardinali conservatori e dalla lettera aperta del 2016 riguardo a una presunta eresia contenuta nell’Esortazione apostolica Amoris laetitia.
RISCHIO DI SCOMUNICA
In questa lettera, redatta in diverse lingue (inglese, italiano, francese, spagnolo, tedesco e olandese) si ritorna a «esaminare» la Amoris laetitia (come fecero i cardinali Carlo Caffarra, Joachim Meisner, Raymond Leo Burke e Walter Brandmueller) ma si critica anche l’equiparazione delle confessioni religiose, che intravedono nella Dichiarazione del Cairo su Fraternità umana per la pace mondiale e la convivenza comune, una posizione pluralista, mentre è coerente con il Concilio Vaticano II. E concludono: «Accusiamo Papa Francesco del delitto canonico di eresia».
Sono loro, in realtà, che ora rischiano la scomunica.