« L’angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scende dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino. È cinta da grandi e alte mura con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d’Israele. A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e a occidente tre porte. Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello. […]. In essa non vidi alcun tempio: il Signore Dio, l’Onnipotente, e l’Agnello sono il suo tempio. La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna: la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello » (Ap 21,10-14.22-23
Entrando in una chiesa barocca è frequentissimo che, alzando gli occhi, ci si imbatta – in mezzo ad un festoso andirivieni di linee curve che rimangono spezzate, come incompiute – in un cielo aperto. Un cielo azzurro con qualche nuvoletta, ma ridente. A rendere lo spettacolo ancora più curioso il volto paffuto di qualche angioletto che fa capolino a guardarci divertito. Pura ornamentazione? Un modo come un altro di riempire un soffitto? No: tutto è scelto ad opera d’arte.
Tutto è ricco di senso. In chiesa il cielo si apre sulla terra. Il mondo dell’uomo non è più chiuso in sé stesso ma si apre sul mondo di Dio. E questo mondo è festoso e accogliente, ci guarda con simpatia. Gli angeli sono rappresentati come bimbi: «Se non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli» (Mt 18,3). E lassù, nel mondo rinnovato, saremo proprio « come angeli del cielo » (22,30)… Le linee curve sono i percorsi della vita e delle vicende umane: curve perché mosse nel fluire della storia, spezzate perché incompiute…
Sempre incompiute davanti all’eterno: « Le cose visibili sono d’un momento, quelle invisibili sono eterne » (2 Cor 4,18). « Le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi » (Rm 8,18). « Il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione, ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria » (2 Cor 4,17).
Non c’è proporzione, ma c’è direzione: la linea si apre verso il cielo, al cielo allude e al cielo conduce. Le linee della chiesa, di un edificio che è costruito qua in terra, ma in cui abita il Signore del cielo. « Ecco la dimora di Dio con gli uomini » (Ap 21,3)
Il Santo del giorno: San Filippo Neri, sacerdote