« Quando Mosè scese dal monte Sinai – le due tavole della Testimonianza si trovavano nelle mani di Mosè mentre egli scendeva dal monte – non sapeva che la pelle del suo viso era diventata raggiante, poiché aveva conversato con lui. Ma Aronne e tutti gli Israeliti, vedendo che la pelle del suo viso era raggiante, ebbero timore di avvicinarsi a lui. Mosè allora li chiamò, e Aronne, con tutti i capi della comunità, tornò da lui. Mosè parlò a loro. Si avvicinarono dopo di loro tutti gli Israeliti ed egli ingiunse loro ciò che il Signore gli aveva ordinato sul monte Sinai. Quando Mosè ebbe finito di parlare a loro, si pose un velo sul viso. Quando entrava davanti al Signore per parlare con lui, Mosè si toglieva il velo, fin quando non fosse uscito. Una volta uscito, riferiva agli Israeliti ciò che gli era stato ordinato. Gli Israeliti, guardando in faccia Mosè, vedevano che la pelle del suo viso era raggiante. Poi egli si rimetteva il velo sul viso, fin quando non fosse di nuovo entrato a parlare con il Signore » (Es 34,29-35).
Mosè, quando scese dal monte con le Tavole della Legge, aveva il volto raggiante di luce, perché aveva conversato con Dio (Es 34,29-30;34,35) e gli Israeliti avevano timore ad avvicinarsi a lui. Gesù, invece, è luce in se stesso, nel suo intimo, perché è, come afferma la professione di fede, « Dio da Dio, luce da Luce » e, scrive Giovanni nella sua prima lettera « Dio è luce e in lui non ci sono tenebre » (Gv 1,5).
Per questo il libro dell’Apocalisse può far dire a Gesù « Io sono la stella radiosa del mattino » (Ap 22,16) e la Liturgia nel Preconio della Veglia Pasquale canta: « quella stella che non conosce tramonto ». Gesù è il giorno nuovo di Dio, che sfocerà per ognuno nella luce eterna della nuova Gerusalemme illuminata dalla luce stessa dell’Agnello (cfr Ap 21,23) che alla fine dei tempi verrà come la folgore da oriente e brillerà fino ad occidente (cfr. Mt 24,27).
È questo il senso vero dell’orientamento della celebrazione eucaristica. Ogni celebrazione è rivolta ovviamente a Dio e l’altare deve sempre essere orientato verso Gesù che viene. Che sia verso il popolo o no non ha molta importanza. Per questo Joseph Ratzinger nel suo splendido libro “Introduzione allo spirito della liturgia” consiglia di mettere il crocifisso ben in vista, possibilmente sull’altare, perché risulti chiaro che, pregando, ci si rivolge sempre verso Gesù che viene, verso l’Oriente.
Le chiese antiche (fino al Settecento grosso modo) sono tutte “orientate”, cioè rivolte a oriente, sia dalla parte dell’abside che dalla parte della porta (le basiliche romane). Anche la nostra vita deve essere orientata… non è necessario che giriamo con una bussola in tasca, ma è assolutamente necessario che Gesù sia sempre davanti agli occhi del nostro cuore in modo da camminare alla sua luce e verso la sua luce.
Il Santo del giorno: Sant’Ignazio di Loyola, Sacerdote