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“A far fuori il nazismo ci ha pensato la destra”

12 Luglio 2019 - Autore: Andrea Morigi

Di Andrea Morigi da Libero del 11/07/2019. Foto redazionale.

Il pericolo fascista, che fino a qualche mese fa sembrava minacciare l’Europa, si è estinto. In barba agli antifascisti.
In Grecia, Alba Dorata è al crepuscolo della sua avventura parlamentare. Sul risultato elettorale, che ha condannato l’ultradestra a rimanere sotto la soglia di sbarramento del 3%, quando invece nel 2015 si era affermata come terza forza del Paese, molto hanno influito i procedimenti penali aperti contro i suoi dirigenti.
Una superficiale analisi dei flussi elettorali direbbe che ad avvantaggiarsene è stato il partito di centrodestra Nea Dimokratia, che ha ottenuto la maggioranza. Ad approfondire un po’, si potrà facilmente costatare che le due formazioni politiche sono antagoniste, piuttosto che concorrenti. Di certo non contigue, visto che il neoministro degli Esteri Nikos Dendias, conservatore, da ministro dell’Ordine pubblico nel 2013 usò il pugno di ferro contro i neonazisti. L’argine, politico prima che giudiziario, è stato costruito senza la retorica tipica della fazione opposta, cioè non con lo scioglimento, che semmai avrebbe fatto guadagnare popolarità ad Alba Dorata, ma con la contrapposizione di un’alternativa credibile e praticabile, anche in tema di immigrazione.

MEDAGLIA A DUE FACCE

Anzi, finché prospera l’estrema sinistra, l’estrema destra ottiene spazio e agibilità politica. Si sono autocondannati a un eterno patto Molotov-Ribbentrop che non sanno più come terminare. Simul stabunt aut simul cadent. Se l’una punta sull’accoglienza degli immigrati, l’altra risponde con campagne xenofobiche e razziste.
Sono le facce della stessa medaglia. Se perde l’una, perde simmetricamente l’altra, come si è visto domenica scorsa ad Atene con la sconfitta alle urne del comunista Alexis Tsipras e del suo partito Syriza, che hanno trascinato con loro anche i timori di un ritorno dell’ odio razziale, che avevano cavalcato per ottenere consensi.
Quella narrazione ora non incanta più nessuno, nemmeno in Germania. I socialdemocratici dell’Spd sono ai minimi storici e il loro declino ha favorito il calo di consensi verso Alternative für Deutschland. Ma non è sufficiente. Anche le tensioni interne contribuiscono a isolare sempre di più gli estremisti. Così, di fronte all’ascesa di Björn Höcke, leader della corrente ultranazionalista di AfD in Turingia, un centinaio di esponenti moderati stanno tentando di creare uno sbarramento politico firmando un manifesto per impedire una deriva del partito. Hanno ottenuto anche il sostegno del presidente del partito Alexander Gauland, che ha messo in guardia i suoi da «una libertà di opinione assoluta», ricordando che il partito «non è stato fondato perché ognuno potesse dire ciò che vuole». Tanto per chiarire che occorrono strumenti correttivi interni, più efficaci della demonizzazione e dell’ isolamento dell’ avversario.

STRATEGIE POLITICHE

Del resto, i risultati delle elezioni europee avevano già evidenziato che la maggior parte dei tedeschi sono stati abbondantemente vaccinati dalla Shoah, ma le cronache dell’omicidio dell’ esponente della Cdu Walter Lübcke, del quale è accusato un membro di una formazione extraparlamentare alla destra di Afd, dimostrano che occorre un contenitore politico per neutralizzare la violenza politica e anche la rabbia. Con l’emarginazione, si ottiene soltanto l’effetto perverso di creare nuove sacche di irriducibili, ancora più indisponibili al dialogo che si svolge all’interno delle istituzioni.
Quanto all’Italia, è di pochi giorni fa la notizia dell’ abbandono delle competizioni elettorali da parte di CasaPound. Se ne saranno convinti da soli, a forza di batoste, di non essere in grado di ottenere dalle urne più che percentuali da prefisso telefonico. Se si tratti di una strategia “entrista” o di un loro riassorbimento all’interno della normale dialettica politica, fatta di confronto e di proposte e non solo di gesti eclatanti che soffiano sul fuoco delle rivolte, si vedrà. Per ora, spiega il loro segretario Simone Di Stefano, «torniamo alle origini perché, per andare dietro alle elezioni, abbiamo perso lo spirito iniziale. Nostro compito non deve più essere quello di presidiare ogni giorno i centri di accoglienza».
Finirà ovviamente che chi li votava si orienterà verso la Lega o Fratelli d’Italia. E il pretesto per lanciare l’allarme sull’intolleranza si sposterà da un obiettivo politico a un altro.
Quel che è emerso, dalla volontà degli italiani che hanno espresso il loro voto, è che bisogna sconfiggere il comunismo per sbarazzarsi anche del suo gemello nazista.

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