Da Libero dell’ 1/12/2017. Foto da articolo
Nel giro di trent’anni, in Italia vivranno 8 milioni e 250mila musulmani, pari al 14,1% della popolazione. Considerando che attualmente sul territorio nazionale ne risultano presenti 2 milioni e 870mila, cioè il 4,8%, ci si possono immaginare i brindisi (rigorosamente analcolici) che nelle moschee e nei centri islamici della Penisola, al grido di Allah akhbar!, accoglieranno la notizia.
Al ritmo di 163mila in più l’anno, vale a dire 446 al giorno, quindi, potrebbero quasi triplicare, in base alle recenti proiezioni dello statunitense Pew Research Center per l’anno 2050. E i festeggiamenti culmineranno in un tripudio all’apprendere che, secondo quella stessa ricerca, l’Europa (comprensiva di Regno Unito, Norvegia e Svizzera) potrebbe ospitare poco meno di 76 milioni di abitanti di fede islamica. Ora sono meno di 26 milioni, notoriamente più fertili e pronti a sostituirsi agli autoctoni. L’avvertimento lo aveva già lanciato il presidente algerino Houari Boumedienne nel 1974 alle Nazioni Unite: «Un giorno milioni di uomini lasceranno l’emisfero sud per fare irruzione nell’emisfero nord. E non in modo amichevole. Verranno per conquistarlo, e lo conquisteranno popolandolo con i loro figli. È il ventre delle nostre donne che ci darà la vittoria».
Anche nel campo delle profezie, comunque, vige la regola della concorrenza. Dopo aver tracciato lo scenario di maggior impatto, gli studiosi americani indicano almeno altre due ipotesi.
La mezzaluna che sfratta le croci è una possibilità solo nel caso in cui il tasso di immigrazione dai Paesi arabi prosegua ai ritmi attuali anche nei prossimi decenni. Se invece si considera un parziale stop agli ingressi di extracomunitari, le cifre e le proporzioni tendono a cambiare. Azionare moderatamente il freno potrebbe ridurre il totale dei musulmani a poco più di 7 milioni in Italia (12,4%) e a circa 58 milioni nel Vecchio Continente (11,2%). Non è tanto, perché il risultato più efficace dal punto di vista dell’ omogeneità culturale si otterrebbe soltanto bloccando le frontiere. Chi lo ha già fatto, come la Polonia o la Slovacchia, si ritroverebbe con una percentuale di musulmani insignificante, calcolabile nello 0,1 del totale.
Per l’Italia, geograficamente più esposta agli sbarchi clandestini, si tratterebbe invece di 4 milioni e 350mila fedeli di Allah, corrispondenti a un pur sempre rilevante 8,3%, circa un punto sopra la media comunitaria del 7,4%, risultato della presenza di 35 milioni e 770mila islamici.
Fin qui i dati quantitativi, che di per sé sembrano già predire una trasformazione sociale e politica dell’ex Europa cristiana. Per le analisi qualitative, occorre ancora una riflessione sull’inverno demografico dell’Occidente senza speranza nel futuro.
Anche nel campo delle profezie, comunque, vige la regola della concorrenza. Dopo aver tracciato lo scenario di maggior impatto, gli studiosi americani indicano almeno altre due ipotesi.
La mezzaluna che sfratta le croci è una possibilità solo nel caso in cui il tasso di immigrazione dai Paesi arabi prosegua ai ritmi attuali anche nei prossimi decenni. Se invece si considera un parziale stop agli ingressi di extracomunitari, le cifre e le proporzioni tendono a cambiare. Azionare moderatamente il freno potrebbe ridurre il totale dei musulmani a poco più di 7 milioni in Italia (12,4%) e a circa 58 milioni nel Vecchio Continente (11,2%). Non è tanto, perché il risultato più efficace dal punto di vista dell’ omogeneità culturale si otterrebbe soltanto bloccando le frontiere. Chi lo ha già fatto, come la Polonia o la Slovacchia, si ritroverebbe con una percentuale di musulmani insignificante, calcolabile nello 0,1 del totale.
Per l’Italia, geograficamente più esposta agli sbarchi clandestini, si tratterebbe invece di 4 milioni e 350mila fedeli di Allah, corrispondenti a un pur sempre rilevante 8,3%, circa un punto sopra la media comunitaria del 7,4%, risultato della presenza di 35 milioni e 770mila islamici.
Fin qui i dati quantitativi, che di per sé sembrano già predire una trasformazione sociale e politica dell’ex Europa cristiana. Per le analisi qualitative, occorre ancora una riflessione sull’inverno demografico dell’Occidente senza speranza nel futuro.
Andrea Morigi