Da Libero del 14/03/2018. Foto da Tempi
Se davvero si erano illusi che in Europa ci fossero i «crociati», come afferma la propaganda dell’Isis, ora i profughi cristiani della Siria si sono dovuti ricredere. Qui ci sono troppi sostenitori del Califfato e di Al Qaeda. Allora tanto meglio tornare in patria, per ricostruire i loro villaggi distrutti dalla guerra.
Il venticinquenne Spiro Haddad, che l’ estate scorsa insieme a un gruppo di amici era fuggito chiedendo asilo in Austria, ora si è ristabilito in un sobborgo di Damasco e spiega a un’emittente tedesca, Ntv, di averlo fatto per ragioni di sicurezza personale.
Già sulla rotta da Beirut a Istanbul, passando per Smirne e il Mar Egeo, si accorge di quanto rischierebbe confessando di essere cristiano. Nei campi di accoglienza, dall’Ungheria alla Germania, fra il filo spinato e i pastori tedeschi, sono i fondamentalisti islamici a spadroneggiare, con l’intento di sostituire le chiese con le moschee. Spiro, separato dagli amici, si sente costretto a parlare come loro, a comportarsi come loro per non finire male perché «sono proprio quelli da cui ero fuggito ad aver preso il controllo della situazione».
Il venticinquenne Spiro Haddad, che l’ estate scorsa insieme a un gruppo di amici era fuggito chiedendo asilo in Austria, ora si è ristabilito in un sobborgo di Damasco e spiega a un’emittente tedesca, Ntv, di averlo fatto per ragioni di sicurezza personale.
Già sulla rotta da Beirut a Istanbul, passando per Smirne e il Mar Egeo, si accorge di quanto rischierebbe confessando di essere cristiano. Nei campi di accoglienza, dall’Ungheria alla Germania, fra il filo spinato e i pastori tedeschi, sono i fondamentalisti islamici a spadroneggiare, con l’intento di sostituire le chiese con le moschee. Spiro, separato dagli amici, si sente costretto a parlare come loro, a comportarsi come loro per non finire male perché «sono proprio quelli da cui ero fuggito ad aver preso il controllo della situazione».
L’ISIS NEI CAMPI PROFUGHI
L’ingenuo si rivolge alle autorità austriache per denunciare quel che sta accadendo, ma non lo prendono molto sul serio. A quel punto, capisce di non avere scelta. Meglio andarsene piuttosto di rimanere in una filiale dello Stato islamico, benché incredibilmente finanziata e gestita da un Paese (un tempo) cristiano.
Nel suo progetto originario, voleva far trasferire anche sua madre. Ora è tornato a vivere con lei e a lavorare in televisione, dove almeno può esprimersi liberamente sui terroristi islamici, la guerra, la sofferenza e l’esodo delle popolazioni coinvolte. E ce ne sono molti altri come lui, fra i suoi colleghi, che preferiscono non parlare. Di quell’esperienza rimane soltanto un carico di amarezza e un’ impressione pessima sul futuro dell’Europa: «Se non capite che, aprendovi a tutti, vi distruggeranno, sono preoccupato per voi».
Gli oltre cento attacchi del 2017 contro simboli e luoghi di culto cristiani in Germania non hanno particolarmente scosso l’opinione pubblica. Per non apparire razzisti si fa finta di nulla.
Nel suo progetto originario, voleva far trasferire anche sua madre. Ora è tornato a vivere con lei e a lavorare in televisione, dove almeno può esprimersi liberamente sui terroristi islamici, la guerra, la sofferenza e l’esodo delle popolazioni coinvolte. E ce ne sono molti altri come lui, fra i suoi colleghi, che preferiscono non parlare. Di quell’esperienza rimane soltanto un carico di amarezza e un’ impressione pessima sul futuro dell’Europa: «Se non capite che, aprendovi a tutti, vi distruggeranno, sono preoccupato per voi».
Gli oltre cento attacchi del 2017 contro simboli e luoghi di culto cristiani in Germania non hanno particolarmente scosso l’opinione pubblica. Per non apparire razzisti si fa finta di nulla.
IL CASO SVEDESE
Il fenomeno è particolarmente intenso anche nella tollerantissima Svezia. L’ 11 febbraio scorso, un profugo musulmano convertito al cristianesimo è stato oggetto di un attacco proprio davanti a una chiesa di Karlstad e ora la comunità è corsa ai ripari per proteggere gli altri «apostati», per i quali la legge coranica prevede la pena di morte. Non è necessaria la pronuncia di un tribunale per compiere la volontà di Allah. La giustizia islamica colpisce alla cieca, come e dove può. Il caso riguarda un siriano, sistemato nel 2015 in un alloggio per rifugiati, dove un jihadista lo minacciava di «macellarlo», tagliandogli la gola prima di prendersela con la sua famiglia d’origine. Il suo persecutore è stato condannato a pagare un risarcimento di danni per 8mila corone (circa 900 euro). Che ci sia un problema di sicurezza e di crimini d’ odio non sembra particolarmente rilevante per le autorità. Eppure l’emergenza è in corso almeno dal 2015, quando un rifugiato fu accoltellato proprio nello stesso giorno in cui ricevette il battesimo in una chiesa evangelica. Nel rapporto 2017 di Open Doors sono elencati 123 casi di persecuzione religiosa e 512 di violenza, per la maggior parte commessi da migranti a danno di convertiti. Ma nel mirino vi sono tutti i cristiani che indossino una croce e gli ebrei che portano la kippah.
Andrea Morigi