Di Andrea Morigi da Libero del 26/05/2021
A inchiodarlo ci han messo poco. Ma è la terza volta che in Italia provano a staccare il crocifisso dai muri delle aule scolastiche e proprio non viene via. Anzi, un professore di lettere umbro lo toglieva tutte le volte che entrava in classe e, a lezione finita, gli alunni lo rimettevano al suo posto. Stanco di dover patire le smanie del docente, il preside aveva indetto un referendum sulla rimozione. Una riedizione in chiave neutralista del quesito di Ponzio Pilato: “Volete Gesù o il muro bianco?” Se gli studenti avessero preferito la parete spoglia, avrebbe rispettato la loro volontà. Invece la maggioranza aveva deciso che il simbolo del cristianesimo stava bene là dov’ era. Sospeso per un mese il prof che toglieva il crocifisso dalle pareti scolastiche Non così il loro insegnante. In nome della tolleranza, continuava la sua opera di deposizione. Sospeso per un mese, aveva fatto causa alla scuola. Aveva perso due volte perché non era stato sanzionato per aver espresso la sua posizione in materia religiosa o di coscienza e nemmeno gli era stato richiesto un atto di approvazione o di ossequio verso il crocifisso. «La questione sorge, invece, per la mancata osservanza di un provvedimento del superiore gerarchico, cioè del preside, che chiedeva il rispetto della volontà manifestata dagli studenti di esporre il Crocifisso», spiega il costituzionalista Filippo Vari sul sito del Centro Studi Livatino.
ASSALTI
Le minoranze iconoclaste adesso vogliono anche dettar legge. E si rivolgono ai tribunali. Era già andata male a una signora finlandese, sconfitta definitivamente nel 2011 alla Grande Camera della Corte Europea dei diritti dell’uomo dopo due assalti successivi, nei quali sosteneva l’incompatibilità fra il crocifisso e la libertà di educazione. Le avevano spiegato in sostanza che i suoi diritti non pativano nessun danno. E nemmeno il sacratissimo principio della laicità, poiché quell’immagine non ha valenza esclusivamente religiosa, ma anche culturale, espressiva di valori sui quali si fonda anche la Costituzione italiana. Il giurista ebreo Joseph Weiler, che allora aveva difeso davanti alla Corte di Strasburgo il ricorso dei Paesi terzi favorevoli all’esposizione del crocifisso, sull’Osservatore Romano spiega che «il muro bianco non è più neutrale del crocifisso». La distinzione fra la sfera religiosa e quella politica, del resto, l’aveva inventata Gesù Cristo. E l’avevano messa in pratica i cattolici, dopo secoli di lotte per le investiture e di scontri fra Stato e Chiesa.
CRISTOFOBIA
Vallo a spiegare a chi intende legittimare la cristofobia attraverso il divieto di appendere crocifissi: la separazione fra autorità spirituale e temporale non si traduce in un’ostilità verso le manifestazioni religiose nella sfera pubblica. Ma il professore tenta una terza strada, ricorrendo alla Suprema Corte di Cassazione in tema di diritto del lavoro: lamenta di essere stato discriminato in quanto non credente. È diventata una questione di libertà di coscienza e d’insegnamento. Se n’è occupata ieri la Cassazione a sezioni riunite. Si attende la sentenza.
Foto da Avvenire