Di Andrea Morigi da Libero del 07/04/2022
Al momento di congedarsi dai fedeli, il Pontefice si alza e srotola, nell’aula Nervi, uno stendardo giallo e azzurro, con una croce disegnata sopra e numerose scritte in cirillico: «Ieri proprio da Bucha mi hanno portato questa bandiera, viene dalla guerra, proprio da quella città martoriata», spiega Francesco, invitando sul palco i piccoli testimoni dell’orrore, «alcuni bambini ucraini che ci accompagnano. Salutiamoli e preghiamo insieme con loro».
E distribuisce uova di Pasqua.
Di solito, non è l’udienza generale del mercoledì, in Vaticano, quanto la recita dell’Angelus domenicale, il megafono preferito per gli appelli della diplomazia della Santa Sede a governanti e belligeranti. Ma ieri un’urgenza caritativa ha spinto il Papa ad andare in soccorso del più debole, l’Ucraina ferita e condotta al macello dall’invasore russo.
TRASBORDI IDEOLOGICI
C’è chi invece vorrebbe ridurre le vittime al silenzio, chi alla resa, chi propaganda la versione dell’invasore, negando i massacri e accusando la stampa di essere asservita al complotto occidentale ordito dalla Casa Bianca contro il mondo e, soprattutto, contro i cristiani ortodossi.
Anche dalle parti del mondo cattolico circola la tentazione di considerare il Cremlino come l’ultimo difensore della Fede pura e autentica, che si oppone alla diffusione dell’ideologia gender, quasi spacciando come una difesa del Decalogo il cannoneggiamento di Mariupol, di Kharkiv, di Odessa. Dicono che l’Ucraina è la patria degli uteri in affitto e questo giustificherebbe l’aggressione militare e lo sterminio degi innocenti.
Quel che accade ora, con alcuni cattolici che cercano accoglienza presso il Patriarcato di Mosca, credendo davvero al falso mito della Terza Roma, era accaduto anche dopo l’11 settembre con l’Islam. C’era chi si faceva musulmano per reagire alla corruzione morale dell’Occidente, accusato di razzismo e islamofobia dai terroristi più sanguinari fino ad allora conosciuti. A poco a poco, si finiva per preferire la teocrazia degli ayatollah iraniani all'”imperialismo americano”, fino a risalire ai “crimini” commessi dagli yankee in Vietnam, a Hiroshima e perfino a Wounded Knee. Adesso la chiamano anche cancel culture, ma è sempre l’espressione di un Occidente che odia se stesso.
Se n’era accorto, almeno un anno prima di diventare Papa Benedetto XVI, il cardinale Joseph Ratzinger, che il 13 maggio 2004 si rivolse al Senato della Repubblica italiana dicendo: «C’è qui un odio di sé dell’Occidente che è strano e che si può considerare solo come qualcosa di patologico; l’Occidente tenta sì in maniera lodevole di aprirsi pieno di comprensione a valori esterni, ma non ama più se stesso; della sua propria storia vede oramai soltanto ciò che è deprecabile e distruttivo, mentre non è più in grado di percepire ciò che è grande e puro».
Se invece, non appena il nemico è alle porte, si lanciano appelli al dialogo, sperando di salvarsi la pelle, ci si illude. Papa Francesco non cede alla tentazione. Semmai, constata «l’impotenza» dell’Onu. E non confonde l’aggressore con l’aggredito. Anzi, chiede con tono grave che «si metta fine a questa guerra, si facciano tacere le armi, si smetta di seminare morte e distruzione».
APPELLI ALLA PACE
Nella concezione cristiana il malato non si uccide, lo si cura, come insegna Gesù Cristo nella parabola del Buon Samaritano. Chi trova un moribondo abbandonato sul ciglio della strada, invece di passare oltre, lo soccorre e gli presta le prime terapie, poi lo affida a un infermiere, paga per la degenza, i farmaci, l’assistenza. È quello che stanno facendo dal confine polacco al resto dell’Europa. Così è nata la Cristianità occidentale- della quale la Russia non ha fatto partecreando strutture di sostegno per i più deboli, ma anche difendendosi militarmente a Vienna e a Lepanto. Se, poi, il laicismo ha predominato nelle istituzioni europee e americane, non è un buon motivo per promuovere il suicidio dell’Occidente o il suo bombardamento da parte di Putin. L’Occidente siamo noi. E anche la Russia dovrà convertirsi, secondo il messaggio di Fatima riproposto dal Santo Padre in occasione della consacrazione del 25 marzo scorso al Cuore Immacolato di Maria.