« Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una giovane serva gli si avvicinò e disse: “Anche tu eri con Gesù, il Galileo!”. Ma egli negò davanti a tutti dicendo: “Non capisco che cosa dici”. Mentre usciva verso l’atrio, lo vide un’altra serva e disse ai presenti: “Costui era con Gesù, il Nazareno”. Ma egli negò di nuovo, giurando: “Non conosco quell’uomo!”. Dopo un poco, i presenti si avvicinarono e dissero a Pietro: “È vero, anche tu sei uno di loro: infatti il tuo accento ti tradisce!”. Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: “Non conosco quell’uomo!”. E subito un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola di Gesù, che aveva detto: “Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte”. E, uscito fuori, pianse amaramente » (Mt 26,69-75).
Nel dramma di Gesù « si compenetrano tre livelli » (Joseph Ratzinger, Gesù di Nazaret, seconda parte, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2011, p. 200): mentre Gesù viene giudicato un bestemmiatore dal Sommo Sacerdote Caifa, Pietro lo rinnega per la terza volta, mentre le guardie del tempio lo deridono (derisione che verrà ripresa poi dai soldati romani). Il gesto supremo di amore di Gesù è rifiutato, non è capito, è considerato una follia. Mentre Gesù è accusato di bestemmiare, Pietro incomicia a bestemmiare (ἤρξατο ἀναθεματίζειν) per convincere chi lo accusa di essere un suo compagno, che in realtà non ha mai conosciuto quell’uomo. I soldati ridono di quell’amore e di quella pretesa. « Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio. Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini » (1Cor,1,23-25).