« Abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: “Salute a voi!”. Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: “Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno”. Mentre esse erano in cammino, ecco, alcune guardie giunsero in città e annunciarono ai capi dei sacerdoti tutto quanto era accaduto. Questi allora si riunirono con gli anziani e, dopo essersi consultati, diedero una buona somma di denaro ai soldati, dicendo: “Dite così: “I suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo”. E se mai la cosa venisse all’orecchio del governatore, noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni preoccupazione”. Quelli presero il denaro e fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questo racconto si è divulgato fra i Giudei fino ad oggi » (Mt 28,8-15).
Gesù ha fretta di andare a incontrare quanti lo hanno atteso e hanno sofferto qualcosa per lui, anche se lo conoscevano solo implicitamente. I patriarchi, i profeti e gli eroi dell’Antico Testamento (cfr. Eb 11). Ma anche tutti i giusti, tutti gli uomini e le donne semplici che hanno avuto fede nella salvezza operata da Dio. Anche al di fuori di Israele, tutti coloro che con sincerità e generosità hanno aderito alla verità da loro conosciuta e hanno patito per essa. Gesù va a comunicare quel supplemento di luce che ancora manca alla loro fede: «In spirito andò ad annunziare la salvezza anche agli spiriti che attendevano in prigione» (1 Pt 3,19). «La buona novella è stata annunziata anche ai morti» (1 Pt 4,6). È un evento che troppo spesso dimentichiamo, eppure non è affatto marginale, perché è incluso tra gli articoli di fede del credo: « discese agli inferi ». « Cristo […] è disceso nella profondità della morte [cfr. Mt 12,40; Rm 10,7; Ef 4,9] affinché i morti udissero la voce del Figlio di Dio e, ascoltandola, vivessero [cfr. Gv 5,25]. Gesù “l’Autore della vita” (At 3,15) ha ridotto “all’impotenza, mediante la morte, colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo” liberando “così tutti quelli che per timore della morte erano soggetti a schiavitù per tutta la vita” (Eb 2,14-15). Ormai Cristo risuscitato ha “potere sopra la morte e sopra gli inferi” (Ap 1,18) e “nel nome di Gesù ogni ginocchio” si piega “nei cieli, sulla terra e sotto terra” (Fil 2,10 ) » (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 635). I Vangeli non ci danno un resoconto del fatto della Risurrezione in sé stesso. Chi avesse voluto inventare, come avrebbe potuto resistere alla tentazione di descrivere Gesù che balza fuori dal sepolcro rovesciando ogni ostacolo… come Superman? E difatti più o meno così lo raccontano certi vangeli apocrifi. Ma la Chiesa non li ha accolti, perché non li ha ritenuti veri. I Vangeli non descrivono la Risurrezione… per la buona ragione che nessuna l’ha vista. Ma si son visti gli effetti: il sepolcro vuoto e le apparizioni. L’apparizione a Maria madre di Gesù non è raccontata dalla Scrittura. Sant’Ignazio di Loyola negli Esercizi Spirituali la dà per scontata: « La Scrittura infatti dice che apparve a molti. Sebbene non la nomini espressamente, ce lo lascia facilmente capire se abbiamo intelletto. Per non meritare altrimenti il rimprovero: “Anche voi siete ancora senza intelletto?” (Mt 15, 16) » (n. 299). In effetti la Scrittura fa appello anche alla nostra comprensione amante: « A chi vuoi mai che sia apparso Gesù per primo »? A colei che – sola! – non ha dubitato mai. Ha sofferto, ma non ha dubitato. Come qualcuno che attende il ritorno della persona che ama da un lungo viaggio: sa che deve ritornare, non ne dubita, ma soffre lo stesso nell’attesa. La certezza dell’incontro non impedisce che sia lo stesso una esplosione di gioia. La domanda di grazia che sant’Ignazio suggerisce a questo punto è quella di partecipare alla gioia di questo incontro: la gioia di Gesù e quella di Maria (cfr. n. 221). Perché la Scrittura non racconta l’apparizione a Maria madre di Gesù? 1. Perché le apparizioni di Gesù narrate nel testo sacro hanno la funzione di suscitare la fede. Maria non ne aveva bisogno. 2. Inoltre sono raccontate le apparizioni a quelli che dovevano essere i testimoni autorizzati della fede: Maria non ha questa funzione. 3. L’apparizione a Maria non è la testimonianza che suscita la fede, ma il compimento di un itinerario spirituale. Allora per conoscerla non è necessaria l’affermazione esplicita della Scrittura, basta l’intelligenza spirituale delle sue allusioni. «Chi ha orecchi per intendere intenda!» (Mc 1,9). I Vangeli raccontano che le donne puliscono in fretta il cadavere di Gesù e lo lasciano nel sepolcro in attesa di tornare alle prime luci dell’alba del giorno dopo il sabato, cosa che fanno puntualmente. Perché Maria non è con loro? Quale madre avrebbe rinunciato di poter rivedere e baciare anche solo per un attimo il proprio figlio morto? Perché non è presente in mezzo a loro? L’unica spiegazione plausibile è che lei lo aveva già visto e per questo non andava a cercare tra i morti colui che sapeva per esperienza essere vivo. I Vangeli raccontano che Gesù appare innanzitutto a Maria Maddalena. Perché prima alle donne? Perché sono state le più generose. Con Maria (e Giovanni) sono presenti fin sotto la Croce, mentre tutti gli altri discepoli se la sono data a gambe. Sono loro ancora che si preoccupano di andare a pulire e imbalsamare il cadavere non appena è possibile (trascorso il sabato), mentre i discepoli sono chiusi nel Cenacolo. «Di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato, vennero al sepolcro al levar del sole» (Mc 16,2). Ma per la Maddalena questo è ancora troppo tardi, si affretta più di tutte: «si recò al sepolcro di buon mattino, quand’era ancora buio» (Gv 20,1). Il suo amore è così ardente che non sa stare al passo delle altre… Quello che trova è sconcertante: la pietra sepolcrale è rotolata e il cadavere non c’è più. Maria corre dagli apostoli, ma non trova né credito né spiegazioni. Corre di nuovo al sepolcro e piange e non si dà pace… allora le appare Gesù. Poi appare anche alle altre (Mt 28,9-10). Pietro e Giovanni vanno a verificare: entrano nel sepolcro e quello che vedono è tale da togliere loro ogni dubbio: «l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette» (Gv 20,4-8). Che cosa videro? L’involucro delle fasce giaceva al suo posto, ma il morto non c’era più dentro: non poteva essere stato portato via! La generosità, la sollecitudine nella ricerca, il non darsi pace… preparano la visita consolatrice di Gesù.