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Il pensiero del giorno

22 Aprile 2017 - Autore: Don Piero Cantoni

« Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva scacciato sette demòni. Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero. Dopo questo, apparve sotto altro aspetto a due di loro, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch’essi ritornarono ad annunciarlo agli altri; ma non credettero neppure a loro. Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura ” » (Mc 16,9-15).

I versetti 9-20 sono comunemente chiamati “la chiusa più lunga di Marco”. Essa manca nei manoscritti più antichi ed autorevoli ed è ritenuta dagli studiosi un’aggiunta successiva (attorno all’inizio del II secolo) per colmare una chiusa un po’ secca ed improvvisa dello stesso vangelo (“la chiusa breve”: 16,1-8). Tuttavia la Chiesa li ha accolti nel canone delle Scritture e ci assicura della loro ispirazione per cui noi li leggiamo come Parola di Dio. Il loro ignoto autore ci fornisce qui un prezioso riassunto di quanto ci trasmettono gli altri tre vangeli sulle apparizioni di Gesù (probabilmente risalento a fonti orali da loro indipendenti). La portata di questi versetti non si risolve però solo nell’aggiunta di pochi fatti conclusivi. C’è in essi un nucleo “teologico” molto importante: il loro tema centrale infatti è quello dell’ “incredulità”. Attraverso di esso appare come un fatto saldamente radicato nella storia che la fede nel Risorto non nasce dalla credulità della comunità primitiva, ma è una creazione che s’impone dall’esterno e dall’alto proprio nonostante la sua incredulità. Questi versetti ci confermano che Maria di Màgdala fu la prima a cui Gesù apparve, se – naturalmente – lasciamo da parte il caso particolare dell’apparizione a Maria, la madre di Gesù. La Maddalena è una donna e per di più una da cui sono stati scacciati sette demòni: quindi un testimone assolutamente inattendibile secondo i criteri del tempo. Ma è una prassi costante di Dio, attestata nelle Scritture, quella di scegliere le persone più inadatte e improbabili per condurre a termine i suoi piani. È normale quindi che non fosse creduta. Ma l’incredulità diventa sempre più ingiustificata mano a mano che si procede. Anche i due discepoli in cammino verso la campagna (probabilmente gli stessi di cui parla Luca nel capitolo 24 del suo vangelo) non vengono creduti e neppure gli Apostoli credono alle molte testimonianze che ricevono (« non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto »). Finalmente l’apparizione decisiva: agli undici, a coloro che saranno i testimoni ufficiali della Resurrezione. Loro – proprio loro, nonostante la resistenza alla grazia della fede e la persistente incredulità – saranno incaricati di annunciare questo evento a tutto il mondo. Non ai soli membri del popolo eletto, ma a tutto il mondo. Questo annuncio è tuttora in corso: i cristiani rappresentano attualmente il 31% della popolazione mondiale. Il problema dell’« incredulità e durezza di cuore » è ancora di bruciante attualità tra i cristiani… Quanti di noi sono ancora « in lutto e in pianto » davanti al mistero della Croce! Non un lutto e un pianto che scaturiscono dall’amore e dalla partecipazione alle sofferenze dell’Amato, un pianto che cela in sé le radici di una gioia invincibile per la consapevolezza della sua vittoria, ma un pianto di delusione e di scoraggiamento perché la Croce, agli occhi del mondo, è una atroce sconfitta. Ma il credente che ragiona con la mentalità del mondo è solo un credente che “crede di credere”. La fede non è una patrimonio già dato, ormai ‘scontato’, che siamo autorizzati a dare per acquisito… Dobbiamo stare molto attenti a non ridurci a “credere di credere”… La Chiesa è come un hovercraft o aeroscafo (o anche ‘aeroscivolante’ come viene talvolta tradotto in italiano). Che cos’è un hovercraft? È un veicolo sostentato da un “cuscino d’aria” e mosso da una o più eliche. Si muove agilmente, ma a patto che il cuscino di aria sia costantemente mantenuto attivo. Se non c’è, anche solo per un momento, l’hovercraft è solo un ferrovecchio. Il cuscino d’aria che sostiene e dà vita e agilità alla Chiesa è la fede nel Risorto. Per questo deve costantemente essere alimentato dall’ascolto, umile, pregante e amante della Parola di Dio, proposta e interpretata autenticamente dai testimoni ufficiali del Risorto, i successori degli Apostoli. Se il cuscino funziona, allora la Chiesa si muove, è agile e gioiosa e, immancabilmente, conquista il mondo!

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