« Erano trascorsi alcuni giorni, quando arrivarono a Cesarèa il re Agrippa e Berenice e vennero a salutare Festo. E poiché si trattennero parecchi giorni, Festo espose al re le accuse contro Paolo, dicendo: “C’è un uomo, lasciato qui prigioniero da Felice, contro il quale, durante la mia visita a Gerusalemme, si presentarono i capi dei sacerdoti e gli anziani dei Giudei per chiederne la condanna. Risposi loro che i Romani non usano consegnare una persona, prima che l’accusato sia messo a confronto con i suoi accusatori e possa aver modo di difendersi dall’accusa. Allora essi vennero qui e io, senza indugi, il giorno seguente sedetti in tribunale e ordinai che vi fosse condotto quell’uomo. Quelli che lo incolpavano gli si misero attorno, ma non portarono alcuna accusa di quei crimini che io immaginavo; avevano con lui alcune questioni relative alla loro religione e a un certo Gesù, morto, che Paolo sosteneva essere vivo. Perplesso di fronte a simili controversie, chiesi se volesse andare a Gerusalemme e là essere giudicato di queste cose. Ma Paolo si appellò perché la sua causa fosse riservata al giudizio di Augusto, e così ordinai che fosse tenuto sotto custodia fino a quando potrò inviarlo a Cesare” » (At 25,13-21).
Che cosa distingue propriamente un cristiano da un non cristiano? Non il fatto che il cristiano è pieno di ammirazione per la persona storica di Gesù di Nazaret e quindi lo crede un grandissimo uomo, perché oggi nel mondo sono tantissimi che credono altrettanto, anche all’interno di altri gruppi religiosi: per molti induisti Gesù è un avatar di Vishnu; per l’Islam è un profeta, così grande da giudicare anche Maometto alla fine dei tempi; per la stragrande maggioranza degli ebrei attuali è un grande ebreo ingiustamente ucciso dai romani… Trovare al giorno d’oggi qualcuno che non ha mai sentito parlare di Gesù o che non lo considera un uomo straordinario è molto difficile.
Anche nel nostro Occidente laicista c’è il vezzo di parlare con enfasi di Gesù di Nazaret, magari cercando il “vero” Gesù (e ciascuno ne trova uno diverso dall’altro…) da contrapporre a quello “falso” proposto dalla Chiesa. Per i cristiani veri il problema è sempre stato molto diverso ed è ben descritto dalla relazione del procuratore Porcio Festo al re Agrippa riportata nel capitolo 25 degli Atti degli Apostoli, dove il litigio che contrappone Paolo e i notabili ebrei di Gerusalemme è da lui percepito in questo modo: «Quelli che lo incolpavano […] non portarono alcuna accusa di quei crimini che io immaginavo; avevano con lui alcune questioni relative alla loro religione e a un certo Gesù, morto, che Paolo sosteneva essere vivo».
Ciò che fa il cristiano veramente cristiano è ritenere fermamente che Gesù è “Signore”, cioè “Dio” e che ora – in questo preciso momento – è vivo. Non vivo in quanto Dio, perché come tale non è mai morto né avrebbe potuto esserlo, ma in quanto uomo… Il Dio fatto uomo è morto, ma ora vive ed opera. Questo operare divino-umano di Dio si realizza attraverso la Chiesa, che è il suo Corpo e – nella Chiesa – in modo particolare nella liturgia, il cui cuore è la celebrazione eucaristica. In essa Gesù è presente nella persona del ministro, che agisce in persona Christi; nella sua parola quando le Scritture sono proclamate e spiegate; soprattutto sotto le specie eucaristiche. La presenza nel sacramento dell’eucarestia è reale per “antonomàsia”, cioè per eccellenza, ma non annulla affatto la realtà delle altre “presenze”.
Gesù è presente nei poveri, negli ‘ultimi’, cioè in tutti coloro che hanno bisogno. Non solo di soldi, di cibo, di vestiti, ma anche di attenzione alla loro ricerca, a volte spasmodica, di verità… Il card. Giacomo Biffi racconta, con il consueto umorismo, un bell’episodio del suo ministero milanese. Teneva una serie di conferenze in una parrocchia di Milano e, giunto al punto cardine della Risurrezione, disse: Gesù è vivo, proprio vivo, per cui adesso, in un modo che ci sfugge, il suo cuore umano batte…
Una signora disse: caspita, ma questo cambia tutto! Tornata a casa ne parlò con il marito. Il quale, di rimando, “ma dai, avrai capito male”! La volta successiva raccontò la cosa al cardinale, il quale le disse: “no no, lei ha capito benissimo; dica a suo marito di venire anche lui la prossima volta”. Siamo proprio sicuri di non pensarla come il marito della signora di Milano?
Il Santo del giorno: Sant’Antonio Maria Gianelli, Vescovo