« Allora i farisei, avendo udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: “Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?”. Gli rispose: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti” » (Mt 22,34-40).
Non è l’unico episodio che vede un dottore della legge porre una domanda a Gesù. Ci sono casi in cui la domanda è del tutto maliziosa ed ha come unico scopo quello di mettere in difficoltà il Signore, come in quello delicatissimo (a quel tempo, come oggi…) delle tasse (cfr. Mt 22,17); ma anche casi in cui la domanda corrisponde ad una discussione in corso tra gli esperti ai tempi di Gesù.
Qui la domanda costituisce un problema realmente dibattuto: i dottori della legge avevano infatti contato nel Pentateuco 613 precetti, suddivisi in 248 positivi e 365 negativi; sorgeva naturalmente il problema di come mettere ordine in tanta complicazione e c’era realmente discussione tra di loro su quale fosse il più importante.
La risposta di Gesù (a cui noi siamo forse troppo abituati) è veramente sconcertante: semplifica certamente, ma a ben guardare è terribilmente esigente, perché non semplifica per eliminazione, ma per perfezionamento… Sappiamo che il Verbo di Dio è venuto in questo mondo per aiutarci, per alleggerirci la vita («Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò» Mt 11,28).
Non sembra invece che sia venuto a complicarcela ed appesantircela? Non distrugge, ma compie, cioè porta a perfezione… Non basta non uccidere, ma bisogna togliere qualunque pensiero di vendetta dal cuore… Non basta non commettere adulterio, ma bisogna togliere dal cuore ogni pensiero malvagio… Non basta non rubare, ma bisogna togliere dal cuore ogni attaccamento alle cose… Per far tornare i conti abbiamo inventato diversi trucchi.
Per es. un alleggerimento della legge per moderatismo: il seguace di Gesù è quello che non esagera mai, che non è “fanatico”… Cioè che non prende le cose troppo sul serio. Oppure per selezione: l’importante è “far del bene” o “volersi bene”. Se poi questi procedimenti non risultano convincenti c’è sempre la possibilità di immaginare un tribunale finale “di manica larga”.
In fondo poi – come si dice a Roma – tutto finirà «a tarallucci e vino»… Ma c’è un altro procedimento ancor più pericoloso. Se il «compimento della legge è l’amore» (Rm 13,10) perché non trovare il modo di costringere tutti ad essere poveri, distaccati dalle cose, altruisti, ecc. Il secolo che ci sta alle spalle ci ha fatto vedere i “paradisi” che gli uomini sanno costruire dando retta a tali nobili pensieri…
Dove allora trovare quella leggerezza che il Signore pur ci promette? Con Gesù appare la giustizia di Dio: «in esso infatti si rivela la giustizia di Dio» (Rm 1,7). Questa giustizia non è più lontana, qualcosa da guardare fuori di noi e da considerare come un semplice modello, bello ma esagerato, sproporzionato alle nostre deboli forze. Essa si è realizzata perfettamente in un uomo come noi, che vuole essere «Il primogenito tra molti fratelli».
A lui possiamo essere uniti con una unione profonda e vitale, che nasce dalla fede e si compie naturalmente con l’amore. L’amore si manifesta nel desiderio che nasce dallo stupore e dall’ammirazione. Il Vangelo è buona notizia perché ci parla di questa venuta e ci descrive la vita di Gesù e la sua bellezza, tale da far nascere in noi il desiderio di essere come lui.
Questo desiderio non parte da noi e non si può realizzare con le nostre forze, ma è il presupposto perché la giustizia che è Gesù venga da noi accolta.
Il Santo del giorno: Santa Rosa da Lima, Vergine