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Il pensiero del giorno

25 Agosto 2019 - Autore: Don Piero Cantoni

« […] avete già dimenticato l’esortazione a voi rivolta come a figli: “Figlio mio, non disprezzare la correzione [παιδείας] del Signore e non ti perdere d’animo quando sei ripreso da lui; perché il Signore corregge colui che egli ama e percuote chiunque riconosce come figlio“. È per la vostra correzione che voi soffrite [εἰς παιδείαν ὑπομένετε]! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non viene corretto dal padre? […]. Certo, sul momento, ogni correzione non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo, però, arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati. Perciò, rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche e camminate diritti con i vostri piedi, perché il piede che zoppica non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire » (Eb 12,5-7.11-13).


Gesù con la sua Passione e la sua Resurrezione ha pagato tutto. Ma proprio tutto! Il pensiero di dovere o potere aggiungere qualcosa a quanto fatto da Lui è una bestemmia. La “mancanza” di cui parla san Paolo nella lettera ai Colossesi (1,24) non si riferisce al sacrificio di Cristo in sé, ma all’accoglienza che noi siamo chiamati a farne nella nostra vita con la nostra libertà.

Allora perché c’è ancora il male nel mondo? Perché gli uomini devono appunto accogliere nella libertà l’amore di Dio che si è manifestato in Gesù. Ognuno di noi è chiamato a ri-vivere, ciascuno a modo suo, la vita del Figlio di Dio mediante la sua vita. Gesù non ci è venuto a portare un semplice esempio, ma a donarci una vita. La sua vita donata è la Grazia. Immeritata ed efficace. Accogliendo la sua vita, con la forza che viene tutta da Lui diventiamo capaci di espiare il peccato e – amando veramente – distruggerlo (« Il Dio della pace schiaccerà ben presto Satana sotto i vostri piedi » Rom 16,20). Maria in questo ci è Madre: ci aiuta ad aprire il nostro cuore alla Grazia che viene da Gesù.

Ciò che dobbiamo fuggire con tutte le nostre forze è quel sottile orgoglio di farcela da soli, anche magari solo quello di incominciare da soli, o di poterci in qualche modo “meritare” il suo aiuto, mentre è per il suo aiuto che possiamo diventare capaci di meritare. Gesù non ci ama perché siamo buoni, ma noi possiamo diventare buoni perché Lui ci ama. « Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.

A maggior ragione ora, giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più, ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita » (Rm 5,6-10). Ma l’inferno non è un castigo definitivo e senza rimedio? Certamente! Ma perché lo è? Perché gli angeli malvagi e gli uomini che si fanno loro seguaci si mettono in un atteggiamento che diventa definitivo (istantaneamente per gli angeli, con la loro vita e la loro morte per gli uomini) di rifiuto dell’amore di Dio. Molti pensano di risolvere i problemi facendo finta che non ci siano…

È evidentemente falso. Bisogna avere il coraggio di ri-annunciare il Vangelo cercandone la forza nella fede e nella preghiera, lasciandoci pervadere dall’umiltà potente di Maria.


Il Santo del giorno: San Giuseppe Calasanzio, Sacerdote

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