« Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per chiamata, scelto per annunciare il vangelo di Dio – che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture e che riguarda il Figlio suo, nato dal seme di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito di santità, in virtù della risurrezione dei morti, Gesù Cristo nostro Signore; per mezzo di lui abbiamo ricevuto la grazia di essere apostoli, per suscitare l’obbedienza della fede in tutte le genti, a gloria del suo nome, e tra queste siete anche voi, chiamati da Gesù Cristo -, a tutti quelli che sono a Roma, amati da Dio e santi per chiamata, grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo! » (Rm 1, 1-7).
La Bibbia racconta una storia. Non una storia qualsiasi, ma quella che potrebbe essere definita a giusto titolo “la” storia. La si può chiamare “storia della salvezza”, ma – posto che la salvezza, cioè la deificazione dell’uomo per grazia – è quello che vi è di più importante in assoluto, credo che sia più preciso chiamarla “la storia” in assoluto. Essa racconta tutto? Sì e no. Se per “tutto” si intendono tutte e singole le vicende della storia dell’uomo, ovviamente no.
Una storia simile d’altronde non è neppure raccontata dalla storiografia moderna, anche quando pretende di essere una cosiddetta (e impossibile) “storia universale”. Sarebbe come una carta geografica che riproducesse così esattamente la superfice della terra da essere in scala 1/1. Oltre che impossibile sarebbe assolutamente inutile. Ogni storia è una scelta di fatti in mezzo a tanti altri: dal criterio con cui si sceglie dipende il suo valore, la sua importanza e la sua efficacia. Gli eventi raccontati dai Vangeli sono il cuore della Bibbia, preparato da tutto quanto viene prima e di cui quello che viene dopo sono come la spiegazione e lo sviluppo che si apre sull’eternità.
Qual è il cuore dei Vangeli? Qual è il cuore della vita di Gesù? Al centro sta la vicenda della sua passione e della sua risurrezione. La storia raccontata dalla Bibbia è la chiave di interpretazione di tutta la storia del mondo. Sia in senso quantitativo che in senso qualitativo. In essa è compresa anche la nostra storia, quella di ciascuno di noi. In essa trovano la loro spiegazione e il loro senso ultimo le nostre gioie e i nostri dolori, le nostre vittorie e le nostre sconfitte. Il loro senso, la loro direzione è la Pasqua. Un passaggio che nessuno di noi sarebbe capace di compiere da solo, ma che è possibile compiere se si accoglie la grazia della vita stessa di Gesù che si dona a noi per “trasportarci” con lui.
Tutto si centra in lui, anche le nostre sconfitte e le nostre umiliazioni. Un centro che non è solo un racconto scritto e neppure una storia solo raccontata. La sua consistenza ultima non è quella della carta di un libro o del suono effimero di parole che vengono inghiottite dal silenzio non appena pronunciate, ma è quella di una persona in carne ed ossa, viva e vivificante, che siamo invitati ad incontrare nella fede e nell’amore. È Gesù risorto che porta sul suo corpo le tracce incancellabili e gloriose delle sue piaghe.
Il Santo del giorno: San Callisto, Papa e martire