« Tu, dunque, stringi la veste ai fianchi, àlzati e di’ loro tutto ciò che ti ordinerò; non spaventarti di fronte a loro, altrimenti sarò io a farti paura davanti a loro. Ed ecco, oggi io faccio di te come una città fortificata, una colonna di ferro e un muro di bronzo contro tutto il paese, contro i re di Giuda e i suoi capi, contro i suoi sacerdoti e il popolo del paese. Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno, perché io sono con te per salvarti”. Oracolo del Signore » (Ger 1,17-19).
La vita dell’uomo su questa terra è una battaglia. « L’uomo non compie forse un duro servizio sulla terra e i suoi giorni non sono come quelli d’un mercenario? » (Gb 7,1). Quello che qui viene tradotto con “duro servizio” è letteralmente, nel testo ebraico, un “servizio militare” [צָבָא]. Lo stesso termine che ricorre nell’espressione frequente « Dio degli eserciti [אֱלֹהִים צְבָאוֹת] » (per es. Sal 80,8).
Non ci meravigliamo più allora che tra le immagini che la Bibbia usa con più frequenza ci sia proprio quella guerresca. Tutta la vita dell’uomo è da intendersi come un combattimento: abbiamo già visto il senso letterale di Gb 7,1. Sarà però san Paolo ad usare con predilezione questa immagine. Al suo fedele discepolo Timoteo non teme di raccomandare un coraggio ed un piglio “militare”: « Questo è l’ordine che ti do, figlio mio Timòteo, in accordo con le profezie già fatte su di te, perché, fondato su di esse, tu combatta la buona battaglia » (1Tm 1,18); « Come un buon soldato di Gesù Cristo, soffri insieme con me.
Nessuno, quando presta servizio militare, si lascia prendere dalle faccende della vita comune, se vuol piacere a colui che lo ha arruolato » (2Tm 2, 3-4). Ma è soprattutto nella lettera agli Efesini che l’apostolo si dilunga nella metafora, entrando anche nei particolari dell’armatura romana del tempo: « Indossate l’armatura di Dio per poter resistere alle insidie del diavolo.
La nostra battaglia infatti non è contro la carne e il sangue, ma contro i Principati e le Potenze, contro i dominatori di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti. Prendete dunque l’armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno cattivo e restare saldi dopo aver superato tutte le prove. State saldi, dunque: attorno ai fianchi, la verità; indosso, la corazza della giustizia; i piedi, calzati e pronti a propagare il vangelo della pace.
Afferrate sempre lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutte le frecce infuocate del Maligno; prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio » (Ef 6,11-17). Così come la lode della verginità e del celibato non comportano una condanna del matrimonio, anche la lode della pace e della mitezza non comportano la condanna dell’uso della forza militare quando esso è giustificato dalla difesa dei deboli e degli innocenti.
La guerra terribile in cui siamo immersi è una guerra vittoriosa, anzi, a ben guardare, già fondamentalmente vinta: « Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno, perché io sono con te per salvarti » (Ger 1,19)
IL SANTO DEL GIORNO: SANTA SABINA, ROMANA, NELLA SUA CHIESA SULL’AVENTINO