« Mentre diceva questo, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: “Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!”. Ma egli disse: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!” » (Lc 11,27-28).
Noi oggi facciamo un po’ fatica a mettere a fuoco il significato della “memoria”. Lo sviluppo delle tecnologie che “fissano” le parole su supporti materiali (scrittura, stampa, informatica) e ne facilitano il “richiamo” ci hanno progressivamente indotto – paradossalmente – a “dimenticare la memoria”.
Per chi viveva in una cultura orale invece, in cui la scrittura o non esisteva o era competenza di pochi professionisti e – a maggior ragione – la stampa e l’informatica appartenevano ad un futuro ben difficilmente prevedibile, la memoria aveva una importanza che noi facciamo fatica anche soltanto a concepire.
Per farlo dovremmo provare ad immaginare un mondo in cui per non dimenticare qualcosa di ben detto ed importante, l’unica possibilità era quello di “impararlo a memoria” e l’unico modo di assicurarne la sopravvivenza per il futuro era quello di trasmetterlo ad altri in modo così vivo, convincente e coinvolgente che anche loro si preoccupassero, prima che la parola tacesse con loro nella tomba, di far sì che altri se ne prendessero cura allo stesso modo.
Questa catena, questo susseguirsi di onde, l’una mossa dall’altra, come quando si getta un sasso nello stagno, costituisce quell’evento così importante per la vita e la storia dell’uomo che si chiama “tradizione”.
Il Santo del giorno: San Daniele Comboni, Vescovo