« Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti. Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà. In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza e avrà lasciato le sue cose in casa, non scenda a prenderle; così, chi si troverà nel campo, non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot. Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva. Io vi dico: in quella notte, due si troveranno nello stesso letto: l’uno verrà portato via e l’altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l’una verrà portata via e l’altra lasciata”. […] Allora gli chiesero: “Dove, Signore?”. Ed egli disse loro: “Dove sarà il cadavere, lì si raduneranno insieme anche gli avvoltoi” » (Lc 17,26-37).
La Chiesa non entrerà nella gloria del Regno che attraverso una ultima Pasqua, nella quale seguirà il suo Signore nella sua morte e Risurrezione [cfr. Ap 19,1-9].
Il Regno non si compirà dunque attraverso un trionfo storico della Chiesa [cfr. Ap 13,8 ] secondo un progresso ascendente, ma attraverso una vittoria di Dio sullo scatenarsi ultimo del male [cfr. Ap 20,7-10] che farà discendere dal cielo la sua Sposa [cfr. Ap 21,2-4 ]. Se la fine di Gerusalemme fu la fine di “un” mondo e il tipo della fine “del” mondo, questo “tipo” è destinato a ripetersi nella storia tutte le volte che un mondo – una civiltà – finisce.
Pensiamo alla fine dell’impero romano. Anche allora molti gridarono alla “fine del mondo”, mentre altri, più avvedutamente, vi riconobbero solo la fine di “un” mondo e si preoccuparono di trasmettere efficacemente i semi di una possibile rinascita: sant’Anicio Manlio Torquato Severino Boezio, Flavio Magno Aurelio Cassiodoro e san Benedetto da Norcia.
Soprattutto si preoccuparono di lasciare il mondo che crollava, con la sua “spiritualità mondana” per tenere i piedi ben in saldo sul ponte della barca di Pietro che attraversa sicura e inaffondabile le tempeste del mondo, come l’arca di Noè. Senza voltarsi indietro a lanciare sguardi nostalgici ad un mondo che era ormai finito per non correre il rischio di diventare “statue di sale”.
Il Santo del giorno: Sant’Omobono di Cremona Laico