« Entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”. Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: “È entrato in casa di un peccatore!”. Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: “Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto”. Gesù gli rispose: “Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto” » (Lc 19,1-10).
La Bibbia non è un libro da leggere, ma da “fare”. È bene che il pasto sia preceduto dalla preghiera e termini con la preghiera. Nei monasteri durante il pasto si ascolta una lettura.
Ma anche noi dobbiamo renderci di nuovo conto che il momento del pasto non è quello di guardare la TV o maneggiare lo smartphone… ma quello di dialogare. Magari, perché no, di parlare di Dio (parlare familiarmente di Dio a tavola era uno degli apostolati prediletti da sant’Ignazio di Loyola).
Così faceva certamente Gesù che – scandalosamente – mangiava con pubblicani e peccatori. Come nel Vangelo di oggi in cui si racconta che Gesù va a casa del pubblicano Zaccheo e mangia con lui. Mangiare insieme è una prefigurazione del banchetto celeste.
La Bibbia “pregata” ci aiuta a vivere tutta la nostra vita, anche nei dettagli più insignificanti, nella luce del mistero di Dio in cui « viviamo, ci muoviamo ed esistiamo » (At 17,28)
Il Santo del giorno: Sant’ Elisabetta d’Ungheria Religiosa