« E mi mostrò poi un fiume d’acqua viva, limpido come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell’Agnello. In mezzo alla piazza della città, e da una parte e dall’altra del fiume, si trova un albero di vita che dà frutti dodici volte all’anno, portando frutto ogni mese; le foglie dell’albero servono a guarire le nazioni. E non vi sarà più maledizione. Nella città vi sarà il trono di Dio e dell’Agnello: i suoi servi lo adoreranno; vedranno il suo volto e porteranno il suo nome sulla fronte. Non vi sarà più notte, e non avranno più bisogno di luce di lampada né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà. E regneranno nei secoli dei secoli. E mi disse: «Queste parole sono certe e vere. Il Signore, il Dio che ispira i profeti, ha mandato il suo angelo per mostrare ai suoi servi le cose che devono accadere tra breve. Ecco, io vengo presto. Beato chi custodisce le parole profetiche di questo libro » (Ap 22,1-7).
Con il battesimo di Gesù, l’acqua fecondata dallo Spirito di Dio diviene ormai inseparabile da Lui e diventa così un simbolo privilegiato dello stesso Spirito. Essa riceve questa consacrazione al momento del Battesimo di Gesù al Giordano (ancora oggi le acque del Giordano non devono essere benedette, perché lo furono allora per sempre). Diventa l’acqua viva dono di Dio (Gv 4,10), la sola capace di « zampilla[re] per la vita eterna » (Gv 4,14).
Questi fiumi di acqua viva non diventeranno liberi di scorrere che al momento della glorificazione di Gesù sulla Croce: « Nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù, ritto in piedi, gridò: “Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva”.
Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non vi era ancora lo Spirito, perché Gesù non era ancora stato glorificato » (Gv 7,37-39). Nel momento della glorificazione sulla Croce Gesù, avendo donato lo Spirito (Gv 19,30) lascia sgorgare dal suo Cuore trafitto sangue e acqua (19,34), simboli eminenti dei suoi sacramenti, della sua grazia e della sua misericordia (ricordiamo l’icona di Gesù misericordioso rivelata a santa Faustina Kowalska).
Quando i fedeli la usano ravvivano in loro gli effetti del battesimo, tra cui quello di essere liberati dagli attacchi del maligno. Santa Teresa d’Avila ci ha lasciato un famoso e splendido elogio dell’acqua benedetta: « Ho sperimentato varie volte che per mettere in fuga il demonio e impedirgli di tornare, non v’è mezzo migliore dell’acqua benedetta. […].
Quando io me ne servo, provo una vivissima e sensibile consolazione, come un sollievo che non so descrivere, un diletto interiore che mi fortifica l’anima. E non è già una illusione, né una cosa che mi sia accaduta una volta, ma molte volte, e sempre da parte mia con grande attenzione per osservarla.
È come il refrigerio che si sente in tutta la persona quando, arsi dal caldo e dalla sete, si beva un’anfora di acqua fresca. Ciò dimostra quanto siano grandi le pratiche della Chiesa, e come potenti le parole liturgiche che comunicano all’acqua tanta virtù da renderla così diversa da quella non benedetta. – Quando vi penso mi sento inondare di gioia » (Vita di S. Teresa di Gesù scritta da lei stessa, cap. 31,4). Si racconta che non si metteva mai in viaggio senza portare con sé un po’ di acqua santa.
Il Santo del giorno: San Giacomo della Marca Sacerdote dei Frati Minori