In quel tempo, di sabato Gesù passava tra i campi di grano e i suoi discepoli, mentre camminavano, si misero a cogliere le spighe.
I farisei gli dicevano: «Guarda! Perché fanno in giorno di sabato quello che non è lecito?». Ed egli rispose loro:
«Non avete mai letto quello che fece Davide quando si trovò nel bisogno e lui e i suoi compagni ebbero fame? Sotto il sommo sacerdote Abiatàr, entrò nella casa di Dio e mangiò i pani dell’offerta, che non è lecito mangiare se non ai sacerdoti, e ne diede anche ai suoi compagni!».
E diceva loro: «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato» (Marco 2,23-28).
«Il sabato è stato fatto per l’uomo». Raccogliere le spighe in giorno di sabato era proibito secondo la Legge giudaica. Di sabato, infatti, ci si asteneva dal lavorare. Ma il sabato è fatto per l’uomo, ribadisce Gesù. Lo ha creato Dio, il quale riposandosi il settimo giorno ha coronato il tempo con un giorno di riposo. Quel riposo va a custodire l’uomo dalle fatiche degli altri giorni, è un giorno provvidenziale. Per gli ebrei è il sabato, per i musulmani il venerdì e per noi cristiani è la domenica.
È comunque un giorno della settimana che Dio ci ha donato per liberarci dalla tentazione dell’onnipotenza. Infatti l’uomo che pretende di lavorare più di Dio manifesta una volontà latente di dominio sul tempo, sulle cose e sugli altri. È un prometeico pensare di bastare a sé, esaltando le virtù lavorative. L’uomo che non sa godersi il riposo è certamente affetto da manie di controllo; non si fida più della Provvidenza, non sa rilassarsi, non sa concedersi spazi di gratuità. Ed è proprio per custodire l’uomo da tutte queste terribili tentazioni che Dio ha fatto il sabato e lo ha imposto nel suo Decalogo. Il sabato ci salva dal nostro delirio di onnipotenza: è l’autentica pace, nella tranquillità che dà la verità.
Eppure, culmine della contraddizione, i farisei e i dottori della Legge hanno fatto del sabato una gabbia per l’uomo. Impedendogli di fare qualsiasi cosa, invece di liberarlo lo hanno di nuovo imprigionato. Purtroppo questo è un dramma assolutamente dell’ora presente! La domenica, il riposo, la vacanza – termine che deriva da vacuum, ossia vuoto –, viene inopportunamente riempito da logiche commerciali che travisano il senso del riposo e costringono l’uomo a un lavoro infinito.
Tanti fuggono dal riposo, perché comporta l’emergere di tutti i dubbi del cuore non risolti. Eppure il filosofo russo Pavel Florenskij (1882-1937) sosteneva che «molto spesso basta scrollarsi di dosso la zavorra delle solite minutaglie quotidiane per liberare ciò che giace sotto, soffocato: cioè la consapevolezza profetica, il senso di un legame radicato con il mondo, una gioia di vivere prossima all’estasi».