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Il pensiero del giorno

14 Agosto 2023 - Autore: Don Andrea Nizzoli

Mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse loro: “Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà”. Ed essi furono molto rattristati. 
Quando furono giunti a Cafàrnao, quelli che riscuotevano la tassa per il tempio si avvicinarono a Pietro e gli dissero: “Il vostro maestro non paga la tassa?”.  Rispose: “Sì”. Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: “Che cosa ti pare, Simone? I re della terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli estranei?”.  Rispose: “Dagli estranei”. E Gesù replicò: “Quindi i figli sono liberi.  Ma, per evitare di scandalizzarli, va’ al mare, getta l’amo e prendi il primo pesce che viene su, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d’argento. Prendila e consegnala loro per me e per te”. (Mt 17, 22-27) 


Si direbbe che Gesù si sentisse esentato dal pagare l’imposta. I regnanti della terra, riscuotevano tasse generalmente dai popoli assoggettati nelle loro conquiste. Quindi, essendo Gesù il Figlio di Dio, e Dio Lui stesso, avrebbe avuto il diritto di riscuotere le tasse pagate dagli Israeliti! Ma Gesù si identifica interamente col suo popolo. “Ma, per non scandalizzarli, va’ al mare, getta l’amo e prendi il primo pesce che verrà su. Aprigli la bocca: troverai uno statère. Prendilo, e dàllo loro per me e per te”. (Matteo 17,27) Uno statère equivaleva proprio a due didramme e copriva quindi la tassa sia per Pietro che per Gesù. Mandando Pietro a recuperare il denaro nel pesce, ironicamente Gesù pagava la tassa e allo stesso tempo non la pagava in modo diretto, conciliando quindi le due esigenze. Egli si identificava pienamente con il suo popolo, rinunciando ai suoi privilegi.

D’altra parte, se ci pensiamo bene, è ciò che Gesù ha fatto dall’inizio alla fine del suo ministero ed è quel medesimo principio che lo porterà sulla croce, essendosi identificato con il peccato del suo popolo. Anche il pagare le tasse, ha contribuito all’obbedienza, in grande umiltà, che lo ha assimilato al suo popolo. La storicità di questo racconto è messo in discussione da molti esegeti, perché appare un racconto più leggendario rispetto ad altri riportati nei vangeli. Ma il miracolo non viene neanche descritto. Il punto saliente è: “Dunque, i figli sono liberi”, cioè liberi dalla legge Mosaica, e quindi rivolti ora alla legge della grazia di Dio. Il miracolo si allinea a tutta l’attività del Salvatore e ci si guarderà bene dal negarne l’importanza e la verità.

  

San Massimiliano Maria (Rajmund) Kolbe Sacerdote francescano, martire

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