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Il pensiero del giorno

3 Ottobre 2023 - Autore: Don Giuseppe Zanghì


Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé.
Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme.
Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio. ( Lc 9,51-56)


L’evangelista Luca ha già presentato la nascita di Giovanni e di Gesù con la sua vita nascosta, la preparazione del popolo alla sua missione da parte del Battista e lo svolgimento del suo ministero in Galilea. Ora Gesù sente vicino il tempo del compimento della sua opera con la morte in croce per la salvezza degli uomini e si mette decisamente in cammino verso Gerusalemme. Tutti, già all’interno del popolo eletto, devono sapere che Egli sta per compiere il sacrificio dell’amore per la redenzione del mondo con la morte sulla croce nella città santa. Per questo è stato inviato ed è necessario che anche in Samaria, per incontrarsi con lui, ne siano bene informati. Così, quantomeno ognuno può cominciare a prendere le sue libere decisioni che, se all’inizio risultano contrarie o resistenti all’invito di seguire Gesù, poi, grazie alla sua pazienza che sa aspettare sino alla fine, potranno cambiare, nell’ottica della conversione, come faranno finalmente gli stessi samaritani, a fatti compiuti, allorché accoglieranno la testimonianza e la predicazione degli apostoli (Lc 1,8; 8,5. 14.25).

Formati a questa scuola di vita e di evangelizzazione, noi cristiani possiamo fare la bella esperienza di annunciare la gioia del vangelo per salvare uomini e donne del nostro tempo che, come i samaritani, prima maniera, rifiutano di entrare attraverso la porta stretta del sacrifico dell’amore realizzato da Gesù in modo perfetto e sovrabbondante a vantaggio di tutti coloro che accettano di coinvolgersi. Perché vi entrino è necessario innanzitutto annunciare responsabilmente ai pagani di oggi l’importanza e la necessità della conversione, cioè del cambiamento di vita, di mentalità e di azione, passando dalla vecchia umanità del mondo alla nuova umanità di Cristo risorto ed evitando la rovina della disperazione eterna dell’Inferno. Tutto passa ordinariamente attraverso la nostra personale e coerente testimonianza, semplice, umile nello spirito del servizio e della carità.

Certamente occorre in noi cristiani la pazienza costante e generosa che confida nella grazia e nei tempi di Gesù invece che nella recriminazione, il rimbrotto e la condanna. Quest’opera missionaria oggi è particolarmente delicata ed esigente. Richiede innanzitutto, negli annunciatori, la consapevolezza della gravità in cui versa l’uomo contemporaneo, aggredito sistematicamente nella vita privata e in quella sociale dalla Rivoluzione fino allo sfaldamento esistenziale e alla morte. Proprio questa consapevolezza del dramma dell’ora presente, ci porterà a non abbassare il livello di guardia, ma a far percepire tutta la gravità della malattia e a mostrare le condizioni di vita nuova all’interno delle comunità cristiane adottando, nelle varie fasce d’età, gli opportuni e mirati interventi. Le modalità delle cure a favore del malato, di questo si tratta, saranno tante, varie e creative, secondo la sempre necessaria lettura corretta della malattia di cui soffre e nel quadro dell’altrettanto corretta terapia catechistico-spirituale da apprestare per una buona guarigione nel percorso che unisce la fede e la vita (Ora et Labora).

San Dionigi l’Areopagita Vescovo

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