Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli».
Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione». (Lc 11,1-4)
La domanda del discepolo è strana, poiché in quel tempo la gente imparava a pregare fin da piccoli. Tutti pregavano tre volte al giorno, la mattina, a mezzogiorno e la sera. Pregavano molto i salmi. Avevano le loro pratiche di devozione, avevano i salmi, avevano le riunioni settimanali nella sinagoga e gli incontri quotidiani a casa. Ma sembra che non bastasse. Il discepolo voleva di più: “Insegnaci a pregare!” . Nell’atteggiamento di Gesù lui scoprì che poteva fare un passo in più, e che per questo aveva bisogno di un’iniziazione. Il desiderio di pregare è in tutti, ma il modo di pregare richiede un aiuto. Il modo di pregare matura lungo la vita e cambia lungo i secoli. Gesù fu un buon maestro. Insegnava a pregare con le parole e con la testimonianza.
Ma oltre ai princìpi, l’ordine, le leggi, che comunque rispettava, Gesù aveva un dialogo con una persona vivente, che era la sorgente di tutta la saggezza di cui ha bisogno il cuore dell’uomo. La rivelazione cristiana è questa. Il supremo legislatore del mondo è una persona che ha delle proprietà tali da essere chiamato Padre nostro nei cieli. Solo così puoi chiedere aiuto, chiedere perdono, fare un voto, sperare ed amare. Se Dio fosse solo una legge, niente avrebbe senso. La religione diverrebbe una scienza e smetterebbe di essere vita e amore. Invece parlare con Dio come ad un Padre, è già una sorta di ritorno nel paradiso.